18 Agosto 2023 - 05:15
Gli Embryo: Roberto Pasolini voce, Eugenio Sambasile chitarra, Gabriel Pignata basso, Simone Solla tastiere
CREMONA - Gli Embryo consolidano il loro status di affermata realtà dell’underground metal con la pubblicazione del quinto album ‘A Vivid Shade on Misery’.
La band cremonese sfodera una prova magistrale, dove ribadisce la propria abilità tecnica e compositiva. E poi nessuno se l’aspettava, ma loro l’hanno fatto: un altro concept album. Se il precedente ‘A Step Beyond Divinity’ era dedicato a Leonardo Da Vinci, questo narra le gesta del Caravaggio. Così dopo sei anni di silenzio gli Embryo — Roberto Pasolini alla voce, Eugenio Sambasile alla chitarra, Simone Solla alle tastiere, Gabriel Pignata al basso e George Kollias alla batteria — tornano in pista. Ormai non devono dimostrare più niente, ma l’equilibrio sonoro raggiunto tra brutalità e raffinatezza (tra gli esempi migliori l’assolo di chitarra di Sambasile in ‘Highest Fame’) sono ormai al livello delle grande band melodic death metal internazionali come Soilwork, Fear Factory, In Flames e Dark Tranquillity.
Come mai un altro concept?
«L'idea — racconta Sambasile — è quella di realizzare una trilogia di concept dedicati ai personaggi emblematici del Rinascimento. Il primo è stato dedicato a Leonardo Da Vinci, poi abbiamo deciso per Caravaggio, perché nessuno, a mio avviso, è più death metal di lui. È un personaggio violento, a tratti crudele, ma estremamente geniale e per me una fonte d'ispirazione incredibile. Mettere in musica le nostre idee non è stato semplice, ma nel complesso ci riteniamo soddisfatti del risultato».
Quali sono state le difficoltà compositive?
«Inizialmente mi sono occupato delle musiche e della struttura dei brani e per fare questo avevo bisogno che tutto fosse coerente e chiaro nella mia testa. Poi ho letto libri e guardato ogni sorta di film o documentario per trovare dentro di me quella scintilla che avrebbe poi incendiato il processo compositivo. Intanto Roberto ha trovato gli argomenti e le parole più significative su cui lavorare per le liriche. Quando iniziano un nuovo progetto gli dedichiamo tutte le energie che abbiamo e si tratta generalmente di processi lunghi e impegnativi, che possono richiedere anche anni. È un continuo tenere e scartare materiale e fino a quando non siamo tutti nella stessa direzione artistica continuiamo a lavorarci per cercare di raggiungere l’obbiettivo e metterci il massimo delle nostre potenzialità».
Che differenze ci sono con gli album precedenti?
«‘A Vivid Shade on Misery’ è un disco diverso rispetto ai precedenti. Per alcuni aspetti può ricordare sia le cupe atmosfere di ‘Embryo’ — il nostro disco più tetro ed emblematico —, che l’approccio ritmico che ci contraddistingue fin dai tempi di ‘No God Slave’, portato successivamente a maturazione con ‘A Step Beyond Divinity’. Il nuovo album, però, è un passo in avanti in quanto la composizione e l'esecuzione di ogni brano è stata pensata meticolosamente nel dettaglio e nulla è stato lasciato al caso. Abbiamo registrato otto brani, ma in ognuno di loro c’è tanto lavoro quanto ne richiederebbe un album intero. Prima di entrare in studio ci siamo dedicati alla preproduzione, alla ricerca del sound e della giusta tonalità. Il disco attraversa la vita di Caravaggio e il volerla raccontare emerge attraverso musica, testi e suoni. Credo che i fan rimarranno soddisfatti ed entusiasti di questo album e inoltre spero che possa essere l’occasione, per chi non ci conosce, di avvicinarsi alla nostra musica».
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