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STRADIVARIFESTIVAL: IL RICORDO

Capossela e il vestito buono di Gino Nazzari. Parole commosse, poi la dedica de I pianoforti di Lubecca

I due si conobbero nella bottega di quest’ultimo, parlando di fronte a un pianoforte Duysen. Quelle chiacchiere, il cui ricordo oggi Vinicio custodisce gelosamente, sono riassunte anche nel libro Eclissica, a firma dello stesso cantautore

Luca Muchetti

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17 Ottobre 2022 - 09:45

Capossela e il vestito buono di Gino Nazzari. Parole commosse, poi la dedica de I pianoforti di Lubecca

Gino Nazzari, leggendario accordatore di pianoforti

CREMONA - Con un omaggio e un ricordo affettuoso di Gino Nazzari, il leggendario accordatore e preparatore di pianoforti cremonese, si è chiuso sabato notte il concerto di Vinicio Capossela. Richiamato in scena per i bis all’auditorium del Museo del Violino per lo StradivariFestival, l’artista ha dedicato un lungo parlato a Nazzari. I due si conobbero proprio nella bottega di quest’ultimo, parlando di fronte a un pianoforte Duysen. Quelle chiacchiere, il cui ricordo oggi Vinicio custodisce gelosamente, sono riassunte anche nel libro Eclissica, a firma dello stesso Capossela e uscito per Feltrinelli nel 2021. Al Museo del Violino Vinicio ne legge alcuni stralci, intervallando la lettura con ricordi che aggiungono particolari in presa diretta di quell’incontro. Quello stesso Duysen fu consegnato da Gino in persona nella casa milanese di Capossela, dietro la stazione Centrale. «‘È un bel pianoforte - disse - e ho voluto consegnarlo di persona. Anche se alla mia età non posso seguire tutte le consegne’. Non era facile credergli. La lucidità, il senso dell'umorismo, la mano sicura, lo sguardo limpido. Tutto contraddiceva la sua età. Si era messo il vestito buono. Il panciotto sotto la giacca. Quello dei grandi affari».

Anni dopo Capossela tornò in tour a Cremona e, memore di quell’incontro che aveva lasciato il segno, si trovò per caso a parlare col figlio di Gino, Luciano, impegnato a sistemare il pianoforte che di lì a poco Vinicio avrebbe suonato sul palco del Ponchielli. «Voi siete Nazzari? Proprio il nome che stavo cercando di ricordare. Ricordo anche suo padre… venne lui a consegnarlo». «Ah sì il babbo ci ha lasciato… Ci ha lasciato ieri sera. Arrivo ora dalla sua camera ardente. Sono venuto lo stesso. Era una cosa che avevamo fatto insieme… ci tenevo». E a Gino, a tutta la famiglia pianofortistica Nazzari, sabato è stata dedicata una bellissima versione de I pianoforti di Lubecca, due volte più emozionante dopo il lungo racconto tutto cremonese di Capossela. 

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