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CREMONA

Il libro: «La chiave del museo» apre le porte del cuore

Mercoledì (ore 21) a palazzo vescovile la presentazione del racconto di don Marco D’Agostino illustrato da don Gianluca Gaiardi

Mariagrazia Teschi

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11 Luglio 2022 - 05:05

Se «La chiave del museo» apre anche le porte del cuore

Don Marco D'Agostino e don Gianluca Gaiardi

CREMONA - È la notte del 12 novembre dell’anno scorso, vigilia della solennità di Sant’ Omobono, patrono di Cremona, vigilia della tanto attesa inaugurazione del Museo Diocesano. Una notte di pioggia. Le sale sono deserte, pronte ad accogliere i primi visitatori. Quasi deserte, verrebbe da dire, perché fra sculture, dipinti, mosaici, crocifissi testimonianza di un millenario cammino di fede, si muove, solitaria, una figura che in quelle sale è di casa, il vescovo Antonio Napolioni. Tanto di casa da passarci l’intera notte, ma non per scelta. Qualcuno, inavvertitamente, lo ha chiuso all’interno a doppia mandata. È una storia inventata, ambientata in un museo vero e reale, «La chiave del museo. Percorso artistico per diventare buoni», il racconto scritto dal rettore del seminario don Marco D’Agostino e arricchito dalle illustrazioni di don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per i Beni culturali e direttore dello stesso Museo che fa da cornice agli accadimenti.

Il libro (Teleradio Cremona Cittanova editore, 2022, pp. 100) è presentato mercoledì prossimo alle 21 nel cortile del Palazzo Vescovile.

«Il vescovo simboleggia il primo lettore di questo libro ed anche il primo visitatore a scoprire il nuovo percorso, primo davanti a tutta la Chiesa che poi lo seguirà ed entrerà dopo di lui — spiega don Marco —. Mentre è dal significato del sostantivo chiave in tutte le sue sfumature, reali o metaforiche, che sono partito per dare vita a questa racconto immaginario ambientato nel Diocesano, in una notte di pioggia alla viglia dell’inaugurazione. Tutti se ne vanno, i lavori sono terminati. Tutti se ne vanno meno il vescovo. Trascorrerà una notte fatta di sentimenti contrastanti, preoccupazioni, stupore per poi indossare i panni di primo visitatore e passeggiare, affascinato, lungo il percorso espositivo, sezione dopo sezione. E chiedersi: cosa vogliono dirmi queste opere, quale la chiave di lettura? Sono io che le guardo e le leggo? Sono loro che mi guardano per leggermi dentro? Ora si sofferma davanti a un particolare, ora ad un altro. Che cosa suscitano, cosa mi dicono. Io, da parte mia, cosa posso o voglio dire loro?».

«La chiave del museo» suddiviso in 19 capitoli che hanno per titolo citazioni dal libro dei Salmi, si dipana come un viaggio di «iniziazione» dentro la storia dell’arte sacra e alla fine, recita il sottotitolo, dopo quel viaggio ci si scopre un po’ più buoni.
Dove il «buono», obiettivo del percorso e degli autori, si identifica nei suoi protagonisti. Come Omobono, homo bonus, uomo buono; come Agata, in greco buono, gentile. Entrambi portatori di bontà.

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Don Marco D'Agostino e don Gianluca Gaiardi

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La sala del Museo Diocesano con le riproduzioni delle statue del protiro della Cattedrale

A cosa servono la musica, la poesia, la pittura se non ci parlano? «Un museo potrebbe essere visto come qualcosa di morto, di inanimato se non ci parla – aggiunge l’autore –. In realtà l’augurio è che attraverso questo viaggio ciascuno possa trovare la propria strada nella vita. Chi è credente troverà suo percorso, chi non lo è provi spalancare il suo cuore e permetta all’artista di leggergli dentro, al Bambino Gesù di parlargli, all’angelo di fargli una carezza».

E poiché molti di noi non hanno fatto tutto da soli, ma qualcuno li ha accompagnati, anche il vescovo, ad un certo punto del viaggio, farà un incontro. A fianco di questo misterioso personaggio terminerà il cammino al cospetto della delicatissima Annunciazione di Boccaccio Boccaccino. E quando vescovo e accompagnatore, e dunque ciascun visitatore, uscirà dal museo non sarà più la stessa persona. Sicuramente cambiata, probabilmente in meglio.

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