08 Dicembre 2025 - 05:30
CREMONA - In mezzo alla musica è nato. «Io sulle gambe di mio padre mentre suona il suo pianoforte: sono questi i miei primi ricordi». Figlio d’arte di Gianluca, pianista, Gianmarco Petrucci, venticinquenne di Cremona residente a Vescovato, ha bruciato le tappe: a 10 anni è stato ammesso in Conservatorio, a 12 si è esibito per la prima volta in pubblico, a 24 è entrato a far parte dell’Orchestra di Stato bulgara di Ruse. Una prestigiosa filarmonica composta da un centinaio di elementi provenienti da vari Paesi: Gianmarco, musicista poliedrico che ama sperimentare, è dallo scorso settembre il primo timpanista.

«Ruse, un centro relativamente piccolo nel nord della Bulgaria e vicino a Bucarest, assomiglia proprio alla mia Cremona». Dal Po al Danubio. Uno strumento inusuale, il suo, ma c’è una spiegazione. «Ho un altro flash di me bambino: seguendo in un’aula dell’Arrigo Boito di Parma delle prove d’ensemble per quattro, cinque ore, vedo suonare percussioni non convenzionali, lattine di tonno o fagioli, freni di auto e molle».
Erano le ‘Costruzioni’ di John Cage. «Sono rimasto affascinato. Per me quella delle percussioni non è stata una scelta, ma una dimensione in cui mi sono ritrovato e stavo bene». Parallelamente ai corsi in Conservatorio, ha frequentato il liceo linguistico Anguissola, che l’ha avvicinato alle materie umanistiche. Sono stati anni di studio intenso.

«Devo tutto ai miei genitori, non finirò mai di ringraziarli per il supporto emotivo e artistico che mi danno, per l’impegno e i sacrifici che mi hanno portato dove sono ora». Un’altra figura chiave nella carriera dell’allievo di Adelmo Mafezzoni e Danilo Grassi è stato Peter Prommel. «Sono stato per sei mesi da lui, a Detmold, in Germania: la sua scuola è il paradiso delle percussioni. Questo mentore mi ha fatto scoprire il solismo nelle percussioni, intese non come strumento a disposizione degli altri strumenti ma con una sua voce indipendente».
Tornato in patria, Petrucci ha iniziato nel 2020 a collaborare con diverse orchestre italiane, tra le quali la celebre filarmonica Arturo Toscanini di Parma, a fianco dei timpanisti Francesco Migliarini e Gianni Giangrasso e sotto la guida di alcuni dei più celebrati direttori. «È stata ed è tutt’ora un’esperienza importante che mi ha insegnato il respiro orchestrale e ha raffinato il mio gusto musicale». Ha lavorato in Italia come ‘aggiunto’ rendendosi disponibile in diverse realtà musicali del nostro Paese prima di trovare una sua orchestra stabile.

«Ho partecipato a varie audizioni in Italia e all'estero, audizioni affollate, tra i 40 e gli 80 candidati mediamente». Nel settembre del 2024 ha vinto il concorso presso l’Orchestra di Ruse, che vanta un repertorio molto ampio, dall’opera al sinfonico, dal balletto ai musical. «Un altro dei motivi per cui sono rimasto è che umanamente mi trovo bene. Sono una delle prime parti più giovane, per fortuna è un ambiente internazionale, frizzante. Oltre ad altri italiani, ci sono colleghi che arrivano da tutta Europa e dall’altra parte dell’oceano».
Ha parole lusinghiere per la società bulgara. «Questo Paese ha una tradizione musicale assai ricca, le persone vivono la musica in modo più genuino rispetto a noi. C’è una fruizione diversa, trasversale». Il talentuoso percussionista ha allargato i suoi orizzonti e fa parte del direttivo della Camerata degli Ammutinati di Bologna. «L’idea centrale del nostro ensemble è riportare la sperimentazione all'interno della musica contemporanea attraverso concerti molto particolari, a fianco di performer e in sale non convenzionali. Questo significa tenere aperta il più possibile la mente. Per me la musica è, al tempo stesso, mezzo e meta».

Tra i progetti realizzati ha all’attivo ‘Prohibited Tapes’: «Il nostro spettacolo non è pensato per una nicchia di spettatori che conoscono già la musica d’avanguardia ma, anche grazie all’uso dell’elettronica, punta a spronare i ragazzi ad alzare gli occhi e non guardare il telefonino durante le performance». I social, che stanno plasmando la società odierna e la vita di tutti noi, lo hanno portato, attraverso un percorso di ricerche e studi, ad affrontare una nuova sfida: «Ho deciso di scrivere un piccolo saggio». Un pamphlet, ‘La concentrazione perduta’, in cui racconta, senza manicheismi, la sua esperienza personale approfondendo il rapporto tra musicista e social media.
Sulla scena c’è un secondo giovanissimo Petrucci: Gabriele, 22 anni, adesso in Portogallo con l’Erasmus, promettente percussionista pure lui. «Un’altra figura fondamentale per la mia crescita personale — dice il fratello maggiore —. È un artista molto diverso da me, la genialità gli viene naturale. Siamo già saliti sul palco insieme. Al suo rientro, a febbraio, abbiamo in programma un nuovo repertorio da proporre con due marimbe».
Si tratta di uno strumento giovane, nato a metà del Novecento, di legno come lo xilofono ma più lungo. Gianmarco guarda già oltre. «Tornerò in Italia, sicuramente. Il mio obiettivo è vincere un concorso da timpanista nella mia terra, sperando che la nostra città riesca finalmente ad avere una sua orchestra. Sono fiducioso». Il tragitto contrario: da Ruse a Cremona, dal Danubio al Po.
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