18 Agosto 2025 - 05:25
CREMONA - Vivevano in pace ai confini con l'Ucraina, forse è per questo che, anche se non se ne dissociano apertamente, faticano a capire le ragioni della guerra scatenata dal loro Paese. Il vento impetuoso dell’arte li ha poi sospinti sino a Mosca. E da qui a New York, dove, ripartendo da zero, si sono trasferiti. Il coronamento del loro sogno, ma potrebbe non essere l'ultimo. «Ci sono piaciute molto l'Italia e, in particolare, Cremona, la città della musica, il luogo ideale per German».
Vadim Grabkov, 49 anni, e Tanya Grabkova, 44, una coppia di pittori e architetti russi, erano in città per accompagnare il loro figlio, promettente pianista tredicenne, al concorso della quindicesima edizione del Cremona Summer Festival, che anche stavolta ha richiamato orchestre giovanili, cori e solisti provenienti da tutto il mondo.
Vadim e Tanya sono nati lontano, lontanissimo l’uno dall'altra. Lui in una città della regione di Rostov, nella Russia meridionale; lei in Kamchatka, la penisola selvaggia e sconfinata nell’estremo Est della Siberia, dove poche settimane fa un potente terremoto ha risvegliato i vulcani. «Prima della Seconda Guerra mondiale i miei genitori si sono spostati, per ragioni economiche, in quella terra molto dura, una terra di pescatori. Come lo era mio padre: è grazie al suo lavoro che si è salvato», racconta la donna.
Aveva 19 anni quando è partita per la zona di Rostov, dove ha incontrato il suo futuro marito, che ora interviene: «I miei nonni sono ucraini. Prima non c’era nessun problema con noi russi anche se l’Ucraina è sempre stata attraversata da due tendenze, una che guardava di più verso la Russia, l’altra all’Europa». Vadim e Tanya «si sono conosciuti per caso grazie all'arte» ed è nel suo nome che hanno deciso di tentare l’avventura a Mosca, dove sono arrivati nel 2007.
«Abitavamo in centro, a venti minuti dal Cremlino, in un appartamento che abbiamo trasformato in un laboratorio, è per questo che l’affitto non era troppo caro. Allestivamo mostre delle nostre opere e facevamo cose come colorare con la fantasia dei nostri disegni un ristorante o trasformare un bus in un negozio. Con la nostra grande duttilità espressiva eravamo in grado di esaudire tutte le richieste dei più diversi committenti».
Ed è sempre la loro passione che li ha convinti a voltare pagina, di nuovo, radicalmente e chiedendo una mano alla fortuna. «Un nostro amico polacco - ora è Tanya a ricordare - era riuscito a stabilirsi definitivamente negli Stati Uniti grazie alla Green Card». Si tratta della lotteria a stelle e strisce on line che concede la residenza permanente ai vincitori selezionati casualmente tramite un’estrazione al computer. «Mi sono informata sul suo funzionamento e ho partecipato una prima volta, ma senza risultati. Ho riprovato una seconda, e ce l’ho fatta». La coppia, nel 2012, è volata a New York, a Brooklyn, dove continua a vivere grazie al talento che la unisce. «Ora abbiamo la doppia cittadinanza russa e americana. No, non siamo più tornati a Mosca».
German, seguito poi da Evan (9 anni), è nato negli Stati Uniti in questa famiglia di creativi ma non di musicisti. «Da giovane suonavo il violino, ma ho smesso presto. Nessun precedente, invece, tra i parenti di mio marito». Il primogenito ha cominciato a strimpellare all’età di 4 anni. «Aveva un giocattolo che emetteva suoni. Un anno dopo ci ha chiesto di regalargli una pianola Yamaha: da quel momento abbiamo smesso di dormire», la madre sorride al padre, che conferma rimandando il sorriso. «A 6 anni ci ha pregato di ridargli quel piccolo strumento che avevamo nascosto da qualche parte».
Da allora quel bambino prodigio con i capelli biondi non si è più fermato, stavolta con l'approvazione e il sostegno dei genitori. «Gli abbiamo trovato un insegnante e adesso frequenta la Manhattan School of Music». Il prestigioso Conservatorio privato fondato nel 1917. «Studia e si esercita ogni giorno per ore, ha una caratteristica: ascolta un brano e lo ripete senza bisogno di leggere lo spartito. Ha partecipato ad audizioni e tenuto concerti nel suo istituto». Ama anche intrattenere il pubblico nei parchi con la sua tastiera elettronica.
«I miei compositori preferiti sono i classici come Chopin e Beethoven ma anche moderni, a partire da Glenn Gould», il figlio risponde, pronto, sorseggiando una limonata. La stessa bibita ordinata dal fratellino. «Invece Evan non è portato per la musica», riprende la madre. Anche nelle sue vene scorre sangue di quei vicini che Mosca ha trasformato in nemici. E non lo nasconde. «Sono triste per quello che sta succedendo e molto dispiaciuta per questa situazione. Quando ho scoperto di avere tracce di geni ucraini, mi sono vergognata istintivamente della guerra contro le mie amiche e i miei amici di quel popolo. Provavo un senso di colpa, che però ho superato perché, riflettendoci, ho capito che tutto questo non dipendeva da me, ma dalla politica. Non voglio pensare alla guerra».
Al concorso pianistico del Summer Festival il figlio si è classificato al secondo posto e ha conquistato un premio speciale per la sua esibizione. La famiglia è rimasta in città per alcuni giorni, ospite del viaggiatore-scrittore Maurizio Furgada. «Ora abbiamo un altro sogno: vivere in Italia e - perché no? - a Cremona. C'è buon cibo, tanta arte, bella architettura, musica ovunque: il miglior ambiente possibile per German». E non ci sarebbe nemmeno bisogno di tentare la fortuna alla lotteria.
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