+39 0372 404511

Cerca

LA TRAGEDIA

Morto nell'Adda, Virgilio: «Karim non era un numero, ma un ragazzo che chiedeva opportunità»

Parole di lutto del sindaco per il 16enne egiziano vittima del tragico incidente. L'elogio agli operatori sociali: «Grazie per il lavoro quotidiano, l’impegno discreto, la delicatezza con cui si affrontano storie fragili come la sua»

La Provincia Redazione

Email:

redazioneweb@laprovinciacr.it

17 Agosto 2025 - 09:34

Morto nell'Adda, Virgilio: «Karim non era un numero, ma un ragazzo che chiedeva opportunità»
CREMONA - «Si chiamava Karim. Aveva sedici anni, veniva dall’Egitto, ed era arrivato a Cremona solo. A febbraio si era presentato spontaneamente alla Stazione dei Carabinieri: nessun adulto al fianco, nessun parente. Solo la sua voce a raccontare di essere senza alcun supporto, morale o materiale». Scrive sui sociale il sindaco Andrea Virgilio in merito alla vittima del tragico incidente avvenuto ieri nell'Adda, in cui il giovane ha perso la vita dopo essersi tuffato in un punto con divieto di balneazione.

«Come previsto dalla legge - spiega il sindaco -, il Comune di Cremona ha preso in carico la sua tutela. Dopo un primo periodo di osservazione educativa, Karim è stato trasferito presso la comunità Cascina Fornace di Spino d’Adda, gestita dalla Cooperativa Arci Porto Sicuro. Una realtà in cui stava ricominciando, dove aveva trovato adulti disposti ad ascoltarlo e a camminare al suo fianco. Il Tribunale per i Minorenni di Brescia ha confermato il suo affidamento al Comune e ha nominato un tutore volontario».

«La tragedia è arrivata all’improvviso: Karim è morto annegato nel fiume Adda - continua Virgilio -. Una fatalità che ha lasciato senza parole chi lo aveva seguito, chi lo aveva accolto, chi aveva iniziato a costruire con lui un nuovo inizio. Accanto al dolore di chi lo conosceva, c’è anche quello più difficile da comprendere: quello di una famiglia lontana, a migliaia di chilometri, che ha ricevuto la notizia della sua morte. Un telefono che squilla in una casa lontana e una voce che comunica l’irreparabile. Nessun volto, nessun abbraccio, solo parole difficili da tradurre. È anche in queste situazioni che si misura la fatica immensa e silenziosa del lavoro degli operatori sociali: sono loro a farsi carico di questi momenti, a provare a rendere umano l’incomunicabile, a sostenere quel vuoto che si apre nel cuore di un genitore che non ha potuto neppure salutare il proprio figlio».

Virgilio continua elogiando l'operato di educatori, operatori, assistenti sociali, il Settore Politiche Sociali del Comune di Cremona, i volontari, la comunità accogliente di Spino d’Adda e il suo Sindaco. «È un grazie profondo per il lavoro quotidiano, per l’impegno discreto, per la delicatezza con cui, insieme a tanti altri, si affrontano storie fragili come quella di Karim. Perché questo è un lavoro che ti entra dentro, che ti accompagna anche fuori dall’orario, che lascia segni, che richiede, oltre alla competenza, una grande forza emotiva. In gioco ci sono la nostra capacità e la nostra responsabilità di prenderci cura delle condizioni di vita dell’infanzia, in particolare di quei minori che vivono situazioni di grave marginalità».

«Tutto questo è lontano anni luce da chi, con superficialità e cinismo, promette muri, respingimenti e "pugno di ferro" - dichiara il sindaco -. Non solo perché quelle promesse, nei fatti, si sono rivelate fragili, perché alla fine quei pugni erano di argilla. Ma soprattutto perché i flussi migratori non sono slogan: sono fenomeni complessi, umani, epocali. Richiedono politiche serie, investimenti, responsabilità, ascolto. Non fuffa retorica. Non scorciatoie populiste. E tanti comuni su questo ci sono, sono presenti, si assumono il carico di quella complessità, di fenomeni globali enormi che investono popoli e che finiscono per bussare alle piccole porte delle nostre comunità».

«Karim era uno dei tanti ragazzi che ogni anno arrivano in Italia con un bagaglio di traumi, di domande e di speranze. Era uno di quei minori che non chiedono privilegi, ma opportunità. E che spesso trovano una rete di adulti pronti ad accoglierli, anche quando il sistema fatica a reggere. La sua morte è una ferita vera. E il dolore che lascia, anche se non sempre si vede, è autentico. Non ha bisogno di clamore. Ha bisogno di rispetto e consapevolezza. Karim non era un numero. Non era un problema. Era un ragazzo. Ed è questo, in fondo, tutto ciò che conta» conclude Virgilio.

```

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400