02 Agosto 2025 - 19:23
CREMONA - Alle 10.25 in punto, il triplice fischio di un treno ha spezzato il silenzio in piazza Medaglie d’Oro. L’orario è lo stesso di 45 anni fa, quando un boato squarciò la stazione centrale di Bologna, trasformando un sabato d’estate in una delle pagine più buie della storia italiana. Stamattina migliaia di persone hanno riempito le strade per il corteo in memoria delle 85 vittime e dei 200 feriti della strage.
A rimanere sotto le macerie furono persone comuni, studenti, operai, impiegati, pensionati, casalinghe e tassisti. Tra loro c’era anche Francesco Antonio Lascala, 56 anni, pensionato delle Ferrovie dello Stato, in attesa di un treno per Cremona, dove avrebbe raggiunto la figlia. Il ritardo del suo convoglio gli fu fatale.
Innumerevoli le delegazioni istituzionali che hanno ribadito il proprio impegno: «Mai più». C’era anche quella cremonese, composta dall’assessore all’istruzione Roberta Mozzi e due membri della Polizia locale con il gonfalone cittadino. «Per il Comune – spiega Mozzi – è importante essere qui, a fianco di tantissimi altri amministratori, a ricordare gli incubi della strategia della tensione. Crediamo che quella storia vada raccontata, che la memoria di quei giorni difficili vada preservata e trasmessa alle nuove generazioni. Solo così l’appello lanciato perché simili tragedie non si ripetano prende corpo».
Parole che riecheggiano il messaggio scandito dal palco dal presidente dell’associazione che riunisce i familiari delle vittime della strage, Paolo Bolognesi. Nel suo discorso non sono mancati i riferimenti all’intricata vicenda giudiziaria che ha stabilito le responsabilità dell’attentato dopo anni di depistaggi e insabbiamenti.
Solo poche settimane fa la Cassazione ha condannato all’ergastolo l’ex Avanguardia nazionale Paolo Bellini, parlando di una mano fascista e una mente di Stato dietro la strage: «È un cerchio che si chiude – ha commentato Bolognesi – quando nel 1995 ci furono le sentenze della Cassazione per Valerio Fioravanti e Francesca Mambro i mandanti restavano segreti. Adesso invece c’è un quadro delineato nelle sentenze, sappiamo che i terroristi fascisti hanno fatto la strage, che è stata ideata e finanziata dai vertici della P2 di Licio Gelli e coperta dai servizi segreti deviati».
Un traguardo che risuona nelle parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Quel giorno l’Italia perse la sua innocenza. Ma Bologna insegnò al Paese come reagire: con solidarietà e verità». Verità che, dopo 45 anni, ha finalmente volti e nomi.
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