04 Aprile 2025 - 05:25
CREMONA - Sta in trincea, consapevole di doversi difendere e di non poterlo fare da solo, l’agroalimentare eccellenza italiana riconosciuta. E non potrebbe essere diversamente: quella di Donald Trump è una stretta che fa male e sottrarsi alla morsa non sarà né semplice né indolore. Lo sa bene, e lo conferma forte e chiaro, appellandosi alla politica, Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura: «Usciamo sicuramente penalizzati dall’introduzione dei dazi da parte degli Stati Uniti, in particolar modo per quanto riguarda i prodotti di fascia media: penso ad alcuni vini, all’olio d’oliva, alla pasta e ai sughi pronti».
Presa di posizione immediata, quella di Giansanti, arrivata mercoledì sera subito dopo l’annuncio ufficiale del tycoon e ulteriormente precisata ieri, quando l’applicazione del 20% sui prodotti provenienti dall’Unione europea era già diventata una ‘vendetta’ servita fredda. «La risposta – aggiunge Giansanti – non può che essere unitaria, europea, convinta, come del resto ha già garantito la presidente von der Leyen. Fondamentali le misure previste per sostenere i settori più colpiti. Non dimentichiamo, infatti, che rischiamo anche un massiccio riversamento di prodotti da altri Paesi che subiranno le tariffe americane, per esempio la Cina».
In linea con quanto dichiarato dalla presidente von der Leyen nella prima mattina di ieri, Confagricoltura ribadisce la necessità di un’azione dell’Unione: «Deve essere tempestiva e coesa per salvaguardare la competitività del sistema agroalimentare, italiano ed europeo, sui mercati internazionali».
Sulla stessa linea Cesare Soldi, presidente della Libera Associazione Agricoltori Cremonesi e dell’Associazione Maiscoltori Italiani: «Per il nostro settore e per le eccellenze agroalimentari del nostro territorio le nuove barriere tariffarie introdotte dagli Stati Uniti saranno penalizzanti. E a tutto ciò si somma il rischio di dover affrontare una situazione di conseguente incertezza. Auspichiamo che si avvii ora un percorso di negoziazione che sia il più possibile equilibrato, costruttivo, autorevole e determinato per garantire il principio di sicurezza alimentare e salvaguardare gli interessi degli agricoltori».
Inquadra un’esigenza inderogabile e prioritaria, Soldi: «È necessario che l’Europa proceda unita e allineata, evitando azioni unilaterali che rischierebbero di indebolire il sistema. E sarà fondamentale inoltre individuare misure per sostenere i settori più colpiti». Penso all’export agroalimentare, il presidente della Libera: «Quello della nostra provincia sta crescendo e non può fermarsi». L’auspicio finale: «Confidiamo — mostra ancora fiducia, Soldi — che le prossime mosse Europee vadano nella direzione d’evitare che il nostro importante settore agroalimentare rischi di pagare il conto finale».
RIVAROLO DEL RE - L’introduzione di nuovi dazi coinvolge anche comparti di eccellenza come quello del pomodoro. Lo conferma Costantino Vaia, amministratore delegato del Casalasco, che analizza l’impatto delle misure sulla filiera agroalimentare del territorio. «Premesso che verso gli Stati Uniti esisteva già un dazio, attorno all’11%, sui derivati del pomodoro – spiega Vaia – l’ulteriore aggravio annunciato costituisce senza dubbio una criticità aggiuntiva per il nostro settore e per tutti i prodotti italiani di qualità. Con dazi di questo tipo si rischia di privare il consumatore di un alimento sicuro e di alta qualità, a un prezzo accessibile. Il made in Italy rappresenta eccellenza in termini qualitativi, standard igienico-sanitari e tracciabilità. Misure simili rischiano di trasformare prodotti apprezzati e diffusi in beni di nicchia, riducendone l’accessibilità per fasce sempre più ampie di popolazione».
CREMONA - «Una follia che andrà a colpire anche i cittadini Usa». Si dice «basito», Antonio Auricchio, presidente del Consorzio di tutela del Gorgonzola Dop e di Afidop (l’Associazione Formaggi Italiani Dop che raggruppa 27 Consorzi di tutela) e vice presidente di Assolatte: «I dazi decisi da Trump sono infatti cumulativi e il 20% annunciato mercoledì va a sommarsi al 15% che già colpivano Grana Padano, Provolone Valpadana e Gorgonzola. È una decisione che ci mette in difficoltà in un momento in cui il prezzo del latte è già alto. Ma anche i consumatori americani andranno a perderci anche perché con questo gap di offerta anche i produttori americani finiranno per alzare i loro prezzi».
Anche Giovanni Guarneri, presidente nazionale settore latte Fedagri-Confcooperative, esprime preoccupazione per una decisione che «va oltre il settore e tocca il commercio internazionale andando a rafforzare le logiche protezionistiche nel mondo». Per quanto riguarda il settore, «i dazi si riverseranno sui consumatori con un aumento di circa 10 dollari al chilo. Noi auspichiamo che la Ue negozi per attenuare i toni e trovare una soluzione. Noi da parte nostra siamo favorevoli ad abolire i dazi sui formaggi importati in Ue. Poi è importante la tutela delle Dop in tutti i mercati terzi: Giappone, Canada, Australia, Sud America. E devono essere finanziati tutti gli strumenti per la promozione dei prodotti sul mercato globale».
DESENZANO DEL GARDA - Con 215.000 forme esportate e una crescita del 10,53% rispetto al 2023, gli Stati Uniti hanno rappresentato nel 2024 il terzo mercato per il Grana Padano DOP, la denominazione di origine protetta più consumata al mondo. L’introduzione dei nuovi dazi, che fanno lievitare il prezzo del formaggio del 20%, mette seriamente a rischio il consolidamento di questo mercato e le prospettive future dell’export negli Usa.
«Finora, su ogni forma esportata negli Stati Uniti era applicato un dazio pari al 15% del valore fatturato per circa 2,40 euro al chilo – spiega Stefano Berni, direttore generale del Consorzio –. Con l’aumento del 20%, il prelievo allo sbarco negli Stati Uniti salirà a quasi 6 euro al chilo al consumo, che si amplificheranno ulteriormente, con inevitabili conseguenze sui prezzi americani. Il 39% esibito sulle tabelle di Trump non è vero per quanto riguarda il caseario perché il dazio all’ingresso in UE di formaggi americani è di circa 1,8 euro al chilo, quindi inferiore a quanto noi da sempre paghiamo, e con i nuovi dazi diventerebbe appena 1/3 di quanto noi dovremo pagare da oggi in poi. Quindi, almeno per noi, è un’inesattezza colossale che il dazio aggiuntivo sia la metà del dazio addebitato ai formaggi Usa perché, ripeto, a noi oggi costa il triplo entrare negli Stati Uniti rispetto a quello che i formaggi loro pagano per entrare da noi».
Berni sottolinea l’urgenza di un intervento politico e diplomatico: «Le istituzioni italiane ed europee devono attivarsi immediatamente per contrastare questo contraccolpo, adottando tutte le misure necessarie a tutelare le esportazioni dei prodotti colpiti da questi dazi ingiustificati e per noi assai penalizzanti. Siamo sconcertati perché ogni qualvolta c’è tensione internazionale i formaggi di qualità vengono colpiti oltre misura. È successo nel 2014 con l’embargo russo post invasione in Crimea e da allora non esportiamo più un solo chilo in Russia. È successo dall’ottobre 2019 al febbraio 2021, nell’ultimo tratto del Governo Trump, succede di nuovo ora e potrebbe succedere in Cina tra poco. La scelta di Trump è un pesante danno per noi e un grave errore che penalizza i consumatori americani».
CREMONA - Parte da una certezza assoluta, l’assessore regionale all’Agricoltura Alessandro Beduschi: «Le Dop e le Igp non sono solo etichette, ma un patrimonio da proteggere, ora più che mai». Lo ha ribadito presiedendo a Bruxelles il Comitato Esecutivo di Arepo, l’associazione che riunisce le Regioni europee impegnate nella valorizzazione delle Indicazioni Geografiche. Un incontro strategico anche in virtù dei rapporti con la nuova Commissione Europea, con un obiettivo chiaro: rafforzare il ruolo di Arepo come voce autorevole nelle politiche agroalimentari.
«Le indicazioni geografiche – spiega Beduschi – sono un pilastro dell’agroalimentare europeo. Garantiscono qualità, tradizione e unicità, perché i nostri prodotti non sono replicabili altrove. E in un momento complicato per i mercati internazionali, dobbiamo difendere con forza questa identità. Per questo, Arepo vuole essere un interlocutore di primo piano con la nuova Commissione».
Nello specifico dei dazi, l’assessore ha avuto un incontro con Diego Canga Fano, direttore della divulgazione ricerca e indicazioni geografiche della direzione generale Agricoltura della commissione europea.
«Abbiamo concordato — ribadisce Beduschi — che per il nostro export agroalimentare sarà fondamentale affiancare al momento della diplomazia anche quello della differenziazione, cercando di rafforzare la presenza di mercati alternativi che già apprezzano le nostre eccellenze. Questo a tutela dell’export, che è un fattore di benessere non solo per l’agroalimentare ma per tutta l’economia».
Arepo rappresenta 35 regioni europee e oltre 850 associazioni di produttori, tutelando più del 60% delle Indicazioni Geografiche UE. La Lombardia gioca un ruolo chiave in questa partita, con 75 tra cibi e vini Dop e Igp che valgono quasi 2,6 miliardi di euro. Nel corso della riunione, si è discusso di come rendere più efficace il sostegno alle IG all’interno della strategia agricola europea. «Oggi, le risorse sono poche e la burocrazia eccessiva — entra nel merito Beduschi — e penalizzano le piccole produzioni».
Tra le proposte avanzate, Arepo ha rilanciato l’idea di istituire una Giornata Europea delle IG, con una premiazione annuale per valorizzare le eccellenze del settore. Grande attenzione anche al turismo esperienziale e al marketing territoriale, strumenti fondamentali per far conoscere meglio i prodotti a indicazione geografica. «Le Dop e le Igp italiane ed europee — conclude Beduschi — sono un valore immenso per l’economia e il territorio. Il nostro impegno è farle diventare sempre più centrali nelle strategie UE, affinché continuino a essere un simbolo di eccellenza e qualità».
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