16 Marzo 2025 - 09:31
CORTE DE' FRATI - La volontà politica va rispettata, ma il rammarico c’è. Una finestra rimane aperta almeno fin quando sarà possibile, poi se proprio non ci sarà alternativa, allora ciascuno per la propria strada. È in sintesi il pensiero di Rosolino Azzali, attuale vice sindaco di Corte de’ Frati. Era primo cittadino nel 2013 quando Grontardo chiese di entrare a far parte dell’Unione Oglio-Ciria. Oggi assiste alla separazione annunciata dal sindaco di Grontardo Santo Sparacino, ne prende atto, ma qualcosa da dire ce l’ha. E in particolare: che cosa non ha funzionato? Perché si è arrivati a questo punto? Esistono ancora dei margini di recupero? E infine quali sono le prospettive?
Rosolino Azzali, come valuta questa separazione?
«La volontà politica va rispettata, ma non posso negare che il rammarico esiste ed è grande. Personalmente credo nell’Unione e nella gestione amministrativa associata».
Però qualcosa non ha funzionato. O no?
«I problemi ci sono e nessuno li può negare. Grontardo ha chiesto di entrare nel 2013, direi che ci sono stati vantaggi per entrambi i comuni».
A cosa fa riferimento nello specifico?
«Ai servizi di qualità a costi equi. In particolare Grontardo in tutti questi anni non ha più avuto bisogno di ritoccare le aliquote. Non mi pare una cosa da trascurare».
Il gruppo del Partito Democratico ha avanzato anche l’ipotesi che la vera motivazione sia di natura politica.
«Ripeto, rispetto la scelta sotto questo profilo, non si può dire altro se non prenderne atto, tuttavia mi sento libero di dire che io credo nella gestione associata. Dovremmo anche aprire una parentesi sul percorso tecnico e legislativo che in questi anni anziché aiutarci, sotto molti aspetti ha complicato la vita».
Fa riferimento alla mancata fusione?
«Diciamo che questo è stato un passaggio chiave, intorno al quale ruotano molte difficoltà che avrebbero potuto essere superate. La nostra Unione già di per sé potrebbe essere considerata piccola rispetto alla popolazione complessiva, figuriamoci se ciascuno si rimettesse a viaggiare per conto proprio».
In realtà, ci sono ipotesi diverse anche per Grontardo, ad esempio una intesa con Pescarolo.
«Ho letto e ho sentito. Se Grontardo andrà con altri comuni, staremo a vedere. Diciamo che l’ambito ottimale dovrebbe andare dai 5mila ai 10mila abitanti, mentre in generale siamo ancora molto distanti da questo obiettivo. Ma qui mi fermo, perché il tema diventa troppo specifico».
Il sindaco di Grontardo ha esposto al consiglio dell’Unione le criticità che hanno portato alla separazione.
«Qualche anno fa anche il nostro Comune si era mosso per un ritocco del riparto delle spese e dei costi. Se il criterio riflette solo la popolazione, allora è chiaro che il più grande pagherà sempre di più; tuttavia, anche sotto questo profilo, io penso che esistano dei vantaggi. Per non parlare del contributo regionale che, è vero, ogni anno tende a diminuire, ma che tuttavia esiste ed è una leva importante per garantire un servizio di qualità senza gravare sulle tasche dei cittadini».
Poi c’è la questione del personale.
«Sì, ma quella non è strettamente correlata alla nostra volontà».
Faccia un esempio.
«Abbiamo aperto tre bandi per individuare il responsabile tecnico. E cosa è accaduto? Che è andato deserto o che chi si è presentato è stato reputato non idoneo. E non è certo un fatto imputabile all’Unione, ma direi di carattere molto più generale. Un altro tema riguarda il vigile: se ne sono alternati quattro. Come mai? Bisogna chiederselo. Perché se uno rimane qui per un po’ e poi è libero di cambiare, noi non possiamo farci proprio nulla».
Questo divorzio ormai annunciato potrà avere ripercussioni sulle scuole?
«Vedremo. Nell’immediato per forza di cose dovremo stipulare una convenzione visto che gli alunni di Scandolara frequentano le scuole a Grontardo e Levata. In futuro il tema del dimensionamento degli Istituti scolastici andrà affrontato assieme al territorio in quanto la crisi demografica manderà in sofferenza diversi plessi».
Pensa possano esserci margini per ricucire lo strappo?
«Io penso questo: le criticità ci sono, ma si potevano affrontare da dentro, dall’interno. È una scelta che Grontardo avrà di sicuro ben ponderato, avremo davanti alcuni mesi di convivenza. La finestra rimane aperta, ovvio, anche se da quanto si apprende le possibilità di ripensamenti sono veramente ai minimi termini. Mi spiace anche per quanto di buono è stato fatto: penso ad esempio al project financing a cui abbiamo aderito insieme ad altri comuni per i punti luce. Da soli non ce l’avremmo mai fatta».
Tradotto: rimane aperta o no la finestra?
«Io personalmente li invito a ripensarci, ma onestamente non credo ci siano molti margini».
Poi, cosa accadrà?
«Se le cose vanno come sembra, ciascuno farà la sua strada. Cercheremo di collaborare, l’Oglio-Ciria andrà avanti a tre. Non esistono altre ipotesi».
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