28 Febbraio 2025 - 20:37
Umberto Mizzotti e l'avvocato di parte civile Antonino Andronico
GENIVOLTA - «Sono contento della sentenza, soprattutto per tutte le aziende, in quanto alla Jam Jovis e alla Ort abbiamo dovuto superare momenti difficili anche grazie all’aiuto di tutti i dipendenti». Soprattutto, Umberto Mizzotti è «contento per mio padre Franco, che nelle sue aziende riserva molte energie, nonostante non sia più giovanissimo». Con le loro 140 pagine di querela — una ‘guerra sui marchi’ - padre e figlio Mizzotti hanno portato davanti al giudice gli ingegneri Pietro e Simone Farina, padre e figlio anche loro, titolari della Evirt Italia, oggi condannati a 1 anno e 6 mesi per divulgazione dei segreti commerciali.
E per la mancata esecuzione dolosa del provvedimento del giudice del Tribunale di Venezia che nel 2018 prescrisse una serie di inibizioni alla Evort Italia srl. Tra queste, il divieto di pubblicare attraverso video su Youtube, spacciandoli di propria fabbricazione, i macchinari realizzati dalla Jam Jovis Alta Meccanica e dalla Mico, società proprietarie e licenziatarie del marchio e del know -how ‘Ort Italia’, colosso mondiale nella produzione di macchine rullatrici. Il pm onorario, Silvia Manfredi, aveva chiesto 2 anni. A 9 mesi è stata condannata Olga, compagna di Simone Farina.
Per ottenere il risarcimento dei danni, i Mizzotti, parti civili con l’avvocato Antonino Andronico, dovranno fare una causa civile. Entro 60 giorni, il giudice depositerà la motivazione della sentenza. «Sicuramente faremo appello», ha preannunciato l’avvocato Nicola Rinaldo, difensore degli imputati con il collega Alberto Pellizzari. La sentenza è arrivata alle 16.14. In aula c’erano Mizzotti figlio e Farina padre.
Finisce così, in prima battuta, la guerra del marchio e il relativo know-how, processo nato dalla querela presentata dalle società Jam Jovis, Mico e Ort Italia. Indagine complessa quella della Guardia di Finanza, all’epoca coordinata dal pm Vitina Pinto. Storia di un marchio contraffatto, di disegni scippati, secondo l’accusa, alla Jam di via Marcora 4, a Genivolta, utilizzati dalla società dei Farina per costruire macchine uguali a quelle prodotte da Ort Italia e da Mico, in particolare la macchina modello RP18, «usando i disegni oggetto di marchio registrato Ort Italia in uso esclusivo delle tre società». Una riproduzione «sleale», per l’accusa fatta sotto il naso dei Mizzotti, nei capannoni della vicina Officine Famiglie Denti, stessa via Marcora, cento metri di distanza.
Intricata vicenda. A marzo del 2013, Jam Jovis – società fondata nel 1978 da Franco Mizzotti — acquista dalla procedura fallimentare del Tribunale di Crema la Ort Italia. Per compiere l’operazione, viene costituita la Mico srl, riferibile al gruppo Jam controllato dalla famiglia Mizzotti al 50% e da Pietro Farina, anch’egli socio al 50%, ma non amministratore. La costituzione della Mico è funzionale all’acquisto della ‘Ort Italia’, ma Farina non ci mette un euro. La Ort viene comperata all’asta per 630mila euro solo dalla Jam: l’atto di acquisto trasferisce alla srl anche il relativo marchio e il know-how. Mico comincia a svolgere la sua attività ad insegna Ort Italia nello stabilimento della Jam di Genivolta e, successivamente, in un capannone di Ticengo, assumendo, tra gli altri, Simone Farina (figlio di Pietro) per il settore tecnico e la compagna Olga per il settore commerciale. Da Genivolta, i prodotti della Ort vanno persino in orbita, montati sulle navicelle spaziali.
A giugno del 2017 nascono contrasti tra i soci. Farina senior se ne va. Farina junior e compagna iniziano «ad avere comportamenti anomali». L’avvocato Andronico li elenca. «Alla fiera di Hannover del 18-23 settembre Farina e compagna intrattengono la clientela senza coinvolgere gli altri responsabili della Mico srl, disertando i relativi inviti a non tenere simili comportamenti». Il 27 settembre, Farina e compagna rassegnano le dimissioni dall’oggi al domani. A distanza di pochi giorni, se ne vanno anche due dipendenti (uno tornerà all’ovile). Il 4 ottobre nasce la Evort srl. Socio unico è Simone Farina, procuratrice la compagna. La Evort ha lo stesso oggetto sociale della Mico. Non solo.
«Il segno distintivo Evort Italia si pone in palese contraffazione del marchio nazionale e comunitario Ort Italia registrato da Mico srl nell’interesse di Jam Jovis», evidenzia la parte civile. Ancora, «la Evort utilizza un logo che raffigura tre rulli», logo che manda in confusione i clienti, perché «assimilabile a quello usato da Mico e, in precedenza, da Ort Italia». Sempre la Evort «crea un dominio Internet confondibile con quello di Ort Italia». Cliccando su Google ‘Ort Italia’, «il primo sito che appare è quello di Evort Italia». Di più. I Farina «compiono poi gravi atti di concorrenza sleale, impossessandosi in modo abusivo dell’intero know-how aziendale: disegni, libretti di manutenzione, progetti, elenco clienti, formulari».
Jam e Mico si rivolgono al Tribunale di Venezia e incassano la vittoria. «Si spera che la vicenda sia finita», Invece Umberto Mizzotti trova nella cassetta postale della Jam- Mico-Ort di Genivolta una fotografia. Ritrae una macchina utensile identica al modello RP18. Dietro la foto, una scritta: «Stai attento, questa è la macchina che Denti sta costruendo per Farina. «Le macchine sono praticamente identiche, uguali alla nostra», dirà al processo Mizzotti.
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