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'Ndrangheta nel Bresciano, arrestata suor Anna Donelli originaria di Cremona: «Al servizio del clan»

Maxi operazione di polizia di Stato e Guardia di Finanza: 25 indagati e 1,8 milioni di euro di sequestro preventivo. La religiosa avrebbe fatto da intermediaria tra gli 'ndranghetisti e i detenuti

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

05 Dicembre 2024 - 13:19

'Ndrangheta nel Bresciano, arrestata una suora originaria di Cremona: «Al servizio del clan»

L'operazione di polizia e carabinieri. Nel riquadro un frame di suor Anna Donelli durante la trasmissione l'Ora solare su Tv2000

CREMONA - Avrebbe usato il proprio incarico spirituale per agire come «intermediaria» tra il clan ‘ndranghetista Tripodi, legato alla cosca Alvaro - egemone nella zona aspromontana compresa tra i comuni di Sinopoli e Sant’Eufemia d’Aspromonte - e i detenuti, «trasmettendo ordini e istruzioni, e ricevendo informazioni utili per pianificare strategie criminali di reazione alle attività investigative delle Forze dell’ordine e dell’autorità giudiziaria».


Concorso esterno in associazione mafiosa è l’ipotesi di accusa contestata a suor Anna Donelli, natali a Cremona, 58 anni da compiere il 21 dicembre prossimo, casa a Milano, da oggi agli arresti domiciliari nell’ambito della maxi operazione della polizia di Stato e della Guardia di finanza, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura di Brescia. L’indagine è durata tre anni e ha portato a 25 arresti. Nel mirino un’associazione mafiosa dedita a estorsioni, traffico di armi e droga, ricettazioni, usura, reati tributari e riciclaggio. Sequestrati 1,8 milioni di euro.


Ribattezzata «Collina», come lei stessa ha raccontato in una trasmissione televisiva, per il suo ruolo di arbitro di calcetto nelle ore d’aria dei carcerati, attiva dentro e fuori le mura del carcere per il recupero dei detenuti, suor Anna appartiene all’Istituto suore di carità. Presta servizio nel carcere di San Vittore da diversi anni come volontaria in quello di Brescia. Stando a quanto ricostruito dalle indagini, la religiosa si era messa a disposizione in particolare di Stefano Terzo Tripodi, 64 anni, calabrese di Sant’Eufemia di Aspromonte (Reggio Calabria), residente a Mero (Brescia) e di Francesco Tripodi, 42 anni, figlio di Stefano, casa a Fiero.


Chi è Stefano Terzo Tripodi che nelle intercettazioni, parlando di suor Anna, diceva: «Se ti serve qualcosa dentro, è dei nostri»?. In alcune conversazioni captate nel capannone di Flero, lui stesso ha raccontato di quando, 12enne, uscito dal collegio si procurò un’arma da sparo con 70mila lire che gli regalarono i parenti e che con una vespa rubata, si fece accompagnare da tale ‘Polverata’ a fare una rapina nella banca del paese. Bottino 70 milioni. In un’altra, ha raccontato di aver sparato al fratello più grande durante una discussione.

E che per questo fatto, il padre Francesco (classe 1932) lo spedì al Nord, a Parma, negli anni Settanta, dove lui andava a fare rapine (senza mai essere scoperto), e con il suo gruppo nel fine settimana si recava a Milano a picchiare i proprietari dei locali. In un’altra conversazione, di suo padre Francesco Stefano ricordava l’esteso potere di comando che lo stesso aveva avuto sul territorio e le condanne riportate, definendolo ‘capo crimine’. In altre ancora, valorizzava la caratura criminale dello zio Cosimo (già condannato per omicidio nel 1988). caratura valorizzata anche dal figlio Francesco.


Dalle varie intercettazioni effettuate dagli investigatori, è emerso come lo stesso Stefano Tripodi facesse spesso riferimenti a una «monaca» che si trovava all’interno delle carceri di Milano e di Brescia con la quale aveva ‘un patto’. I due, infatti, si sarebbero incontrati più volte, al punto che Tripodi parlava di una «ampia collaborazione» e la stessa suora sarebbe stata identificata come «l’amica di Stefano». Per gli inquirenti, la religiosa sarebbe stata consapevole del potere della famiglia Tripodi. A Stefano, avrebbe raccontato di una nipote che avrebbe avuto un incidente, aggiungendo che l’avrebbe tranquillizzata, assicurandole che a quella vicenda ci avrebbe pensato lei «tramite i suoi amici».

Poco più di un anno fa, sul sito Voci dal ponte, suor Anna aveva raccontato stralci della sua vita, dall’infanzia «non bella» alla morte della gemella a 34 anni, nel 2001. La vocazione era arrivata a 21 anni e dal 2010 aveva iniziato a frequentare periferie e carceri. «Una palestra di umanità ha trasformato il mio sguardo, che ha iniziato a vedere prima di tutto e sopra tutto la persona, l’uomo che mi sta davanti sia nell’autore del reato, sia in chi lo subisce; anche perché queste due dimensioni sono presenti anche dentro di me: grano e zizzania».

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