22 Novembre 2024 - 19:08
VESCOVATO - «Lui mi ha detto ‘Africano di m...’. Sì, l’ho spinto, ma non gli ho dato il calcio». Si è difeso così un lavoratore della Pro.Sus finito a processo per lesioni al collega indiano, al quale aveva rifilato un calcio, rompendogli il legamento incrociato anteriore del ginocchio, durante un diverbio in reparto, a febbraio del 2022.
Difeso dall’avvocato Annamaria Petralito, l’imputato è stato condannato a 1 anno (pena sospesa e non menzione) e a risarcire i danni al collega, parte civile con l’avvocato Giuseppe Borelli, da liquidarsi in un separato giudizio civile. Il pm aveva chiesto di condannare l’imputato a 7 mesi di reclusione con la concessione delle attenuanti generiche: «Ritengo provata la lesione. Da quanto è emerso nel corso del processo, c’era una situazione di attriti. L’imputato ha ammesso di aver spinto il collega, ma ha parlato anche di offesa razziale».
«L’imputato — ha spiegato l’avvocato Borelli — stava etichettando i prosciutti, il mio assistito è passato per portare via il cassone con le ossa». È nato un battibecco e il lavoratore «ha dato al mio assistito un calcio da dietro al ginocchio, rompendogli i legamento anteriore crociato, come accade nell’infortunio tipico dei calciatori».
Il lavoratore ricevette la lettera dell’apertura del procedimento disciplinare. Si presentò in azienda con un sindacalista. Quest’ultimo ha spiegato: «Gli si contestava un contatto fisico tra i due, noi sostenemmo la lieve entità e l’azienda convenne, tanto che il provvedimento disciplinare assunto non fu espulsivo come da prassi, ma solo un giorno di sospensione».
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