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FONTANELLA

Ultimo saluto a don Maccalli celebrato dal vescovo Napolioni

Il sacerdote nativo del paese bergamasco, ex parroco di Agoiolo, Regona, Arzago d’Adda e Bozzolo, è morto nella serata di venerdì 6 settembre, all’età di 83 anni

La Provincia Redazione

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09 Settembre 2024 - 15:43

Ultimo saluto a don Maccallli crlebrato dal vescovo Napolioni

Il vescovo Antonio Napolioni (foto: Diocesi)

FONTANELLA - Ultimo saluto, nella mattinata di lunedì 9 settembre, nella chiesa parrocchiale di San Cassiano, a Fontanella, nella Bergamasca, per don Giovanni (ma per tutti don Ganni) Maccalli, il sacerdote nativo di Fontanella, ex parroco di Agoiolo, Regona, Arzago d’Adda e Bozzolo, morto nella serata di venerdì 6 settembre, all’età di 83 anni, alla casa di riposo della Fondazione Ospedale Caimi Onlus dove era ospite da qualche tempo.

Le esequie, iniziate alle 10, sono state presiedute dal vescovo Antonio Napolioni e concelebrate dal vescovo emerito di Cremona Dante Lafranconi e dall’arcivescovo Eliseo Ariotti, arzaghese nunzio apostolico emerito in Paraguay, insieme a una trentina di sacerdoti diocesani. In una chiesa gremita di fedeli. Presenti anche sindaci e gli amministratori di Fontanella, dei paesi limitrofi e dei paesi dove don Maccalli ha svolto il suo ministero pastorale, come Bozzolo, rappresentato dal primo cittadino Giuseppe Torchio.

«Oggi – ha detto il vescovo Napolioni all’inizio della Messa – siamo qui ad aiutare don Gianni a dire il suo “eccomi” finale, dopo i tanti che ritmano il nostro cammino nella vita cristiana». Sulla necessità, da parte dei fedeli ma anche e soprattutto dei sacerdoti, di dover pronunciare il proprio “eccomi” al cospetto di Dio, Napolioni ha impostato la sua l’omelia. «Dobbiamo proprio imparare, un giorno di più – ha esordito – a dire il nostro “eccomi” agli appelli di Dio e della vita. La nostra agenda aveva altri appuntamenti per oggi, invece ricominciamo dalla consegna di un nostro fratello prete al Signore. Ricominciamo dall’essenziale, il mistero della Pasqua, il mistero della vita che non scorre necessariamente secondo i nostri programmi ma secondo le circostanze nelle quali si manifesta la provvidenza divina, anche nelle immagini più oscure e difficili alle quali a volte ci ribelliamo».

«Eppure – ha proseguito il Vescovo – il Signore è all’opera, anche con la morte. Dentro questa obbedienza alle circostanze la parola di Dio ci richiama a metterci in ascolto. Questo è il compito difficile dei pastori della Chiesa: ascoltare una Parola cui dobbiamo obbedire con sapienza, non secondo il nostro istinto». E ha aggiunto: «Obbedire alla Parola significa, per il maestro della fede, essere attento ai pensieri, alla vita, alle persone, alle storie della comunità che è chiamato a servire. Quanta gente avrà incontrato don Gianni girando la diocesi. Ebbene, insegnare la fede oggi è ancora più difficile, ma è sempre più necessario far cogliere che quella parola che abbiamo da dire corrisponda al bisogno più profondo del cuore umano».

«Un piccolo prete come ci sta dentro questa missione?», si è chiesto monsignor Napolioni, che ha risposto: «Credo che don Gianni l’abbia capito gradualmente, faticando come tutti noi ad accettare di essere non solo maestri, ma piccole creature che hanno bisogno di sentirsi dire: “Alzati! E vieni incontro a me”. È difficile, ma è possibile». E ha concluso: «Noi tutti abbiamo voglia di fare i cristiani, di fare la Chiesa, di fare la pastorale, ma ciò che ci salva è il lasciarci fare da Lui. Ed è quello che auguriamo all’anima benedetta di don Gianni, quello che rinnoviamo come desiderio per noi e quello che deve ispirare ogni nostro cammino».

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