21 Agosto 2024 - 10:48
CREMONA - È tornata a far parte delle collezioni della Pinacoteca Ala Ponzone dopo il restauro, la tavola di Tommaso Aleni ‘Madonna in trono fra Sant’Antonio da Padova e San Francesco in atto di presentare il beato Amedeo Menez de Sylva’, (195 x 195 centimetri), un olio datato 1500. Esposta al Museo Civico in deposito fin dal 1950 (l’opera è di proprietà della Pinacoteca di Brera), aveva lasciato le sale cremonesi nel 2018 per essere restaurata. Il covid aveva poi pesantemente rallentato tutte le operazioni concluse finalmente nel luglio scorso. Oggi è visibile al pubblico nella sala del Platina, accanto allo splendido armadio, uno dei monumenti dell’arte della tarsia del Rinascimento italiano e ad una serie di tavole tra le più preziose, antiche e delicate del Museo, qui protette da un rigoroso controllo microclimatico.
l dipinto presentava diverse problematiche legate ad una parchettatura fissa — un elaborato sistema di traverse di legno scorrevoli a sostegno della tavola — realizzata durante un precedente intervento del 1975, che ne aveva comportato l’assottigliamento. Questo intervento, dettato dalla necessità di appianare la tavola incurvata, aveva reso il legno più vulnerabile alle variazioni di temperatura e umidità e provocato la comparsa di fessurazioni e sollevamenti dello strato pittorico. Il restauro eseguito da Ciro Castelli, supervisionato e seguito da Francesca Debolini, funzionaria della Pinacoteca di Brera di Milano, si è concentrato dapprima sulla rimozione e sostituzione della parchettatura fissa con un telaio in legno atto a ripristinare l’equilibrio strutturale della tavola, eliminando le tensioni e garantendo al contempo la sicurezza dello strato pittorico. Successivamente ha coinvolto la pulitura della policromia, affidata alla restauratrice Sonia Nani, con la rimozione di ridipinture e vernici alterate, il consolidamento delle aree di sollevamento del colore, la stuccatura delle lacune e la reintegrazione pittorica. La fase di pulitura è stata preceduta da uno studio preliminare con indagini multispettrali e analisi scientifiche su alcuni microcampioni.
La provenienza originaria della tavola (firmata ‘opus Tome Alenis Cremonensis MCCCCC dentro un cartiglio sulla predella del trono) è al momento ignota. Probabilmente era collocata nell’altare maggiore del convento amedeita di Santa Maria in Bressanoro presso Castelleone, centro di grande importanza dell’Italia settentrionale che ricevette, tra l’altro, il sostegno di Bianca Maria Visconti. Faceva parte della collezione di monsignor Michele Bignami, parroco di Castelleone attorno alla metà dell’Ottocento, sacerdote «amantissimo delle belle arti, dotato d’un gusto squisito, ovunque recò seco una rara collezione di quadri fra i quali passava estatico le ore d’ozio. Sempre circondato da insigni artisti a’ quali la casa era sempre aperta, volontieri con essi si intratteneva a famigliare e lepido colloquio» (Elia Ruggeri, Insula Fulcheria 2008). Santa Maria in Bressanoro è la chiesa madre degli amadeiti di cui la tavola riporta il ritratto del fondatore, il Beato Amadeo venerato all’interno dell’Ordine che «in questo luogo fu qualche volta». Il dipinto, dopo alcuni passaggi di mano, fu acquistato dalla Pinacoteca di Brera nel 1897.
Il rigido classicismo che caratterizza la pittura della prima maturità di Aleni (Cremona, attivo tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo) soprattutto nella prevalenza dei grigi ‘metallici’ fu inizialmente motivo di commenti «negativi» e «sgradevoli». Le tracce rinascimentali presenti nel dipinto portarono quindi la critica a rivalutarne la portata. Scrive Luisa Bandera: «La predella del trono ha a modello il Perugino, ma l’insieme della tavola evidenzia elementi lombardi e veneti nella bella base prospettica del pavimento... i richiami al paesaggio umbro-emiliano si accordano con la grazia un po’ manierata della Vergine». È nell’ambito del recupero di una religiosità arcaica praticato dal seguaci del Beato Amedeo che si può ricondurre la rigidità della composizione «nell’appiombo di San Francesco e nel suo gesto di reggere il crocifisso, nella ... età del Beato Amedeo e nelle vesti angolose della Vergine. Caratteri che indicano come «anche l’Aleni si inserì, all’aprirsi del secolo, nelle ricerche cremonesi di costruzione regolare e geometrica della figura», a cui non sarà estraneo il ruolo della luce.
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