17 Giugno 2024 - 19:58
SORESINA - Il 31 gennaio di quest'anno l'hanno arrestata per furto aggravato, ovvero di aver rubato gas metano per un valore stimato tra i 7mila e i 10mila euro, ed energia elettrica (valore non stimato), forzando i sigilli chiusi nel 2014 e nel 2018. Ma il giudice l’ha assolta, perché «non vi è alcun elemento per poter affermare la responsabilità dell’imputata», una mamma di 33 anni, romena di nazionalità, che in quella casa abita con il convivente, i tre figli e i suoceri. I fatti. Alle 10.20 del mattino del 31 gennaio, i carabinieri sono intervenuti presso l’abitazione dove i tecnici di Aspm - Servizi Soresina srl, la società che gestisce la fornitura di energia elettrica e di gas in paese, stavano constatando la sottrazione di corrente e di gas dalla rete a vantaggio dell’abitazione della famiglia dell’imputata.
In particolare, per quanto riguarda l’energia elettrica, il contatore era inattivo dal 14 maggio del 2014 «ed era superato mediante un cavo che si collegava direttamente alla rete». Circa il gas, il contatore era stato sigillato il 3 settembre del 2018, «ma era stato poi forzato». Quella mattina, «al momento dell’accesso degli operanti», la donna era in casa con i tre figli, le luci erano accese, i caloriferi in funzione, e il contatore del gas ne misurava il consumo in corso. Ma «nessuna ulteriore attività di indagine risulta dal fascicolo trasmesso dal pm», scrive il giudice nella motivazione della sentenza di proscioglimento al dibattimento dell’imputata.
La donna era finita in manette. Dopo l’arresto, difesa dall’avvocato Simona Bracchi, aveva spiegato di non sapere nulla del furto di energia elettrica e di gas. «I miei compiti in casa sono pagare le bollette dell’acqua, internet e occuparmi dei tre figli. Per il resto non so nulla». Prosciolta, perché, annota il giudice nella motivazione della sentenza, «il contatore dell’energia elettrica è stato disattivato nel 2014 e non è noto chi, a quella data, dimorasse nell’abitazione e a quale titolo». Perché «non è dato sapersi chi e quando abbia operato il bypass del contatore elettrico mediante apposito cavo». Perché «non è stato neppure accertato chi sia, ad oggi, l’intestatario delle utenze in questione». E infine perché «nell’immobile risultano residenti altri due adulti che, al pari dell’imputata, potevano avere interesse a non corrispondere le spese per luce e gas».
«In altri termini — prosegue il giudice — non può farsi discendere in maniera automatica la responsabilità dell’imputata dalla circostanza, del tutto contingente, che si trovasse dentro la sua abitazione al momento dell’intervento dei tecnici di Aspm e dei carabinieri, dovendosi, di contro, accertare chi ha effettivamente operato o, comunque, disposto le manomissioni che hanno portato alla sottrazione delle risorse, ciò che non è avvenuto nel caso in questione».
E «irrilevante, da ultimo, è l’eventuale consapevolezza da parte dell’imputata - comunque non dimostrata atteso che non è stato chiarito in che luogo si trovassero i contatori e se gli stessi fossero visibili per tutti i residenti - dell’avvenuta alterazione posto che non può confondersi il concorso nel reato con la mera connivenza o approvazione ex post di condotte illecite altrui o con il trarne indirettamente profitto». Da qui, l’assoluzione dell’imputata dall’accusa di furto aggravato di gas ed elettricità per non averlo commesso.
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