05 Maggio 2024 - 05:00
Brescia ‘straccia’ Cremona 8 a 1; Bergamo la surclassa 4-1; stesso risultato addirittura nel confronto con la ‘piccola’ Lecco. Non sono i risultati di un campionato sportivo, ma il desolante responso proveniente dalla lettura delle liste dei candidati messi in campo dai partiti per la competizione elettorale per le Europee dell’8 e 9 giugno. Unico candidato cremonese per Bruxelles è l’europarlamentare uscente Massimiliano Salini. Per chi non voterà Forza Italia, la scelta dovrà inevitabilmente cadere su uno ‘straniero’. Niente di nuovo sotto il sole, si potrebbe dire, dal momento che la politica di casa nostra non trova rappresentanza non solo nelle stanze del governo centrale, ma neppure in quelle del Pirellone.
Sono lontane le glorie romane dei ‘cavalli di razza’ della politica locale, come Luciano Pizzetti e Maurizio Noci, entrambi sottosegretari. Lontanissimi quelli degli allora ministri Ennio e Stefano Jacini, Ennio Zelioli Lanzini. Non si vede all’orizzonte una personalità spendibile a livello regionale come quella di Gianni Rossoni, salito fino al grado di vice del governatore Roberto Formigoni e ora impegnato nella gestione dell’Area omogenea Cremasca. ‘Verum esse ipsum factum’, ciò che è vero è precisamente ciò che è fatto, sosteneva Giambattista Vico (Napoli, 1668-1744). Quanto accade oggi qui a Cremona, tre secoli dopo, è la conferma della visione dell’inventore del campo moderno della filosofia della storia: la teoria dei corsi e dei ricorsi storici. Vico sosteneva che alcuni accadimenti si ripetono con le medesime modalità, anche a distanza di tanto tempo e ciò avviene non per puro caso ma in base a un preciso disegno stilato dalla divina provvidenza. Noi, più prosaicamente, potremmo dire oggi causato dall’umana politica insipienza.
L’impresa di portare Cremona in Europa resta dunque affidata a una sola persona, Salini, che pure nutre buone chances di conferma. Desolante il vuoto a destra così come, soprattutto, a sinistra (in fondo, il centrodestra un suo ‘campione’ almeno lo schiera). Non ci sono neppure i nomi di quelli che una volta erano definiti i ‘portatori d’acqua’ in occasione delle competizioni elettorali. Gente cioè con poche speranze di elezione, ma in grado di garantire un buon pacchetto di voti a livello locale. Eppure qualche nome spendibile, non necessariamente come gregario, Cremona l’avrebbe anche avuto da offrire. In prima battuta si potrebbe citare, per l’area laica e liberale, quello dell’economista Carlo Cottarelli, peraltro già scottato dalla fresca esperienza al Senato, ma che forse per un livello superiore, quello continentale in cui si decidono davvero le grandi strategie per il futuro, forse potrebbe essere stato vincente.
Volgendo lo sguardo più a sinistra, dalle nebbie avrebbe potuto emergere il volto di Mauro Ceruti, filosofo già prestato alla politica in quanto senatore del Pd nella XVI Legislatura (2008-2013). È protagonista dell’elaborazione del pensiero complesso. Tutti quanti sappiamo bene quanto sia complicato e multiforme il mondo di oggi, in particolare nella fase di grandi crisi geopolitiche come quella attuale e di cambiamenti che richiedono un’analisi e una lucida elaborazione inter e trans disciplinare. Un suo contributo avrebbe potuto essere importante. Per l’Europa da sempre si è speso molto. «Bisogna salvarla! Siamo sull’orlo dell’abisso» afferma da sempre. I suoi libri sull’Europa sono tradotti nelle lingue del Continente e perfino in turco.
Nella segreteria di Elly Schlein c’è la cremasca Stefania Bonaldi, che ha avuto la delega Pubblica amministrazione, Professioni e Innovazione. Assente pure lei dalle liste dei candidati. I cervelli giusti, quindi in teoria c’erano, evidentemente il bacino elettorale cremonese è considerato marginale. Ed effettivamente lo è. Inoltre, sempre per il principio dei corsi e ricorsi storici, ancora una volta si deve registrare che le elezioni europee sono viste come una sorta di referendum sull’operato del governo in carica piuttosto che per il loro valore e significato intrinseco. Va in questo senso la scesa in campo di quasi tutti i leader di partito e di membri di governo, che hanno già confermato l’intenzione di rinunciare al seggio una volta eletti con l’unica eccezione di Matteo Renzi.
Quella appena iniziata sarà, come purtroppo è capitato in passato, una campagna elettorale incentrata su argomenti nazionali, con poco spazio riservato ai temi europei, che saranno invece determinanti per la vita quotidiana dei cittadini. Dalla politica per l’ambiente a quella agricola, dalle regole di bilancio per gli Stati membri all’esercito e alla fiscalità comune. L’Europa necessita di un cambio di passo concreto se si vuole continuare a coltivare il ‘sogno comune’, le guerre alle frontiere richiedono interventi tempestivi e corali. Come, per esempio, la buona prova di sé data in occasione della pandemia Covid, con un coordinamento reale ed efficace dei diversi governi, per lo sviluppo e la distribuzione di vaccini a tutti i cittadini, con la messa in campo di finanziamenti adeguati a sostegno del grande impegno e per la ricostruzione.
E invece in Italia assisteremo con tutta probabilità alla personalizzazione dello scontro politico, con le candidature della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e della leader del principale partito di opposizione, Elly Schlein e similari. Dopo quattro secoli va esaurendosi la centralità dell’Occidente, nuovi equilibri geopolitici si stanno concretizzando, il nostro modello di democrazia mostra gravi crepe, l’Europa da centro del mondo che era sta diventando periferia e noi siamo costretti a occuparci di registrare il dibattito su Roberto Vannacci, detto Generale (come da scheda elettorale) che vorrebbe reintrodurre le classi differenziali per alunni con disabilità e fautore di altre simili amenità.
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