19 Aprile 2024 - 19:48
VESCOVATO - Alba dell’8 agosto 2019, giovedì: alla Pro.Sus va in scena la protesta dei lavoratori indiani assunti da due cooperative, una era la 3 T. In 15 salgono sul tetto: scandiscono slogan e sventolano le bandiere dell’Usb , l’Unione sindacale di base che per leader ha Roberto Montanari di Piacenza. In 15 stazionano in un’area del macello. Altri 15 si piazzano davanti a un cancello (lì c’era il cantiere della Pro.Sus) e bloccano i Tir in entrata e in uscita. Un sit-in contro la 3 T, che ad aprile aveva lasciato a casa 19 lavoratori.
I 15 lavoratori che impedirono accesso e uscita dei camion da oggi sono a processo per violenza privata (sono difesi dall’avvocato Marco Lucentini di Roma e Paolo Brambilla di Cremona). Nell’azienda che all’epoca macellava 14mila suini a settimana (2mila al giorno), alle 6 del mattino arrivò la polizia «per lo sciopero non autorizzato» con la Digos che identificò i manifestanti (‘chi faceva cosa’) e la polizia scientifica che girò il video. Una «sorta di resistenza passiva nonostante fosse stato loro chiesto di spostarsi e di lasciar passare i mezzi», mentre i lavoratori sul tetto non volevano scendere sino all’arrivo, da Piacenza, di Montanari, a loro dire il solo a potere dare il contrordine, ad ‘autorizzare’ la cessazione della protesta.
Gli investigatori raccolsero i motivi della protesta: dalla concessione dei buoni pasto al corretto inquadramento professionale, dall’attribuzione di varie indennità alla riduzione dei ritmi e dei carichi di lavoro, alla riassunzione di 19 lavoratori lasciati a casa dalla 3 T. Fu avvisato Gianfranco Caffi. All’epoca era il presidente del cda della Pro.Sus; al processo si è costituito parte civile con l’avvocato Fabio Maria Giarda. Caffi a Vescovato arrivò intorno alle 8-8,30 del mattino. Ha raccontato: «Ho visto i picchetti: la gente sui tetti, i lavoratori che protestavano davanti al cancello: non facevano entrare e uscire i camion. Erano lavoratori che facevano capo al sindacato Usb. Sono rimasto sempre lì. Ero preoccupato che non si facessero male i lavoratori sul tetto», a dieci metri di altezza.
Un lungo giovedì di picchetti e di tentativi di mediazione. «La Pro.Sus era stata usata, perché il problema era con la cooperativa», ha proseguito Caffi. Si tentò di trovare un accordo sindacale nel pomeriggio, in Prefettura. Ma naufragò, «perché al tavolo non c’era Montanari che aveva mandato un’altra persona», ha spiegato l’ex presidente. Alle 4 della notte successiva, arrivò il delegato sindacale. «Montanari — ha evidenziato Caffi — mi ha costretto a siglare un accordo». È l’accordo con il quale il presidente della Pro.Sus si impegnava a sottoscrivere un nuovo appalto di servizi, con un fornitore diverso dalla cooperativa 3 T che garantisse la riassunzione dei lavoratori. Siglato l’accordo, Montanari diede l’okay a interrompere il presidio. Il delegato sindacale dell’Usb Montanari sarà sentito all’udienza del prossimo 18 ottobre.
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