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Il vescovo Trevisi: «No all'economia che si nutre di guerra»

Denuncia del presule cremonese di Trieste alla messa per don Mazzolari: lui avrebbe rifiutato

Davide Luigi Bazzani

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08 Aprile 2024 - 05:10

Il vescovo Trevisi: «No all'economia che si nutre di guerra»

Il vescovo Antonio Napolioni, il vescovo Enrico Trevisi e don Luigi Pisani ieri all’ingresso della chiesa di San Pietro a Bozzolo

BOZZOLO - «Don Mazzolari non avrebbe taciuto nei confronti di questa economia di guerra con un commercio delle armi che tiene su l’economia italiana e puntella quella tedesca, per fare due esempi, che vedono enormi crescite in percentuale. E chissà, forse avrebbe chiesto una tassazione degli extra-profitti delle industrie delle armi: strano che nessuno ne parli». Parole di monsignor Enrico Trevisi, vescovo cremonese di Trieste, che ieri ha presieduto nella parrocchiale la messa nel 65esimo anniversario della morte di don Primo Mazzolari. Con lui il vescovo di Cremona Antonio Napolioni, il parroco don Luigi Pisani e tanti sacerdoti della zona.


«Ci si è scandalizzati per gli extra-profitti delle banche – ha continuato monsignor Trevisi – ma per quelli delle industrie belliche regna il silenzio». Il vescovo nella sua omelia ha sottolineato anche che «c’è la guerra, il pericolo di vedersi inondati di sfollati. E per me che vengo da Trieste, sulla rotta balcanica, queste parole hanno un valore del tutto attuale. Ecco l’allarme che dà Mazzolari: occorre evitare l’animo dimissionario, le abitudini da pensionato. ‘Non bisogna chiudere le porte a nessuno’».

Molti fedeli hanno seguito la celebrazione

Il presule ha rimarcato che «siamo chiamati a questa testimonianza di fede, una fede che sa far fermentare tutta la vita. E Mazzolari rimane un maestro di questa fede». È importante «cogliere la radice con la quale lui ci spinge a prenderci carico del mondo e delle sue tragedie. Alla base ci sta la fede in Dio, nel Dio di Gesù chiesto fino a confessare ‘Il cristianesimo è la più vera e grande inquietudine’».


A salutare i due presuli, sul sagrato, è stato il sindaco Giuseppe Torchio, alle 17. Con una confidenza che è anche un auspicio di tutti: «Per l’anno del Giubileo, che si avvicina, punge vaghezza che il segno forte e chiaro di don Primo su temi attualissimi possa trovare il riconoscimento che attendiamo». Cioè la beatificazione del prete di Bozzolo.

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