29 Marzo 2024 - 15:40
ISOLA DOVARESE - Assolto «perché il fatto non sussiste». Dopo sette anni si è concluso l’incubo giudiziario di Luigi Fantini, sindaco di Isola Dovarese tra il 2009 e il 2014, importante imprenditore nel settore dell’acciaio, titolare della Fantini Group srl. La sua vita venne sconvolta nel 2016, quando i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Cremona lo arrestarono e lui finì ai domiciliari, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare con l’accusa di essere a capo di un’organizzazione che aveva come fine l’evasione fiscale. Fantini è stato completamente scagionato in due diversi processi, a Taranto. La prima sentenza è del 6 marzo 2023, l’ultima del 18 dicembre scorso.
«Quello che ho passato in sette anni non riesco nemmeno a descriverlo», dice Fantini, 88 anni, che ha visto il proprio nome trascinato nel fango, la reputazione distrutta e la quotidianità stravolta da accuse pesanti. Dopo sette anni di battaglie legali, l'esito del processo ha finalmente ribaltato la situazione: assolto «perché il fatto non sussiste». Per sette lunghi anni, l’uomo ha vissuto sotto l’ombra di un sospetto che eroso relazioni, opportunità professionali e serenità personale. «Per fortuna ho una famiglia normale - commenta l’imprenditore -. Ho avuto accanto sempre tutti i miei famigliari, che mi hanno sostenuto. E includo in questo sostegno anche quello che mi hanno dato i miei cani».
Ogni giorno di quei sette anni è stato un grido silenzioso di innocenza, troppo spesso soffocato dal rumore delle accuse. Quando finalmente la sentenza di assoluzione è arrivata, pronunciata con quella formula che dovrebbe suonare come una liberazione - «perché il fatto non sussiste» - ha ovviamente lasciato Fantini in uno stato di sollievo. La gioia della vittoria legale si è scontrata con la realtà di una vita che, in quegli anni, ha subito cambiamenti irreversibili. La riabilitazione del nome e dell’onore arriva, ma il tempo perduto e le ferite inferte rimangono in quest’uomo che compirà gli 89 anni nel 2024.
«Ringrazio tutti coloro che mi hanno creduto», dice Fantini. Negli occhi dell’ex sindaco, nonostante il visibile sollievo per la fine del suo lungo calvario giudiziario, si percepisce una traccia di amarezza e di fatica, residuo indelebile di un periodo buio che lo ha visto combattere non solo per la propria libertà, ma anche per l'integrità del proprio nome. La soddisfazione per aver visto riconosciuta la propria innocenza non cancella il peso delle giornate trascorse in una lotta continua contro un'accusa che ha messo a dura prova non solo lui ma anche i suoi cari. La vittoria giuridica non restituisce gli anni persi né lenisce il dolore per le relazioni compromesse, per le opportunità svanite e per lo stress emotivo che ha caratterizzato questo lungo periodo.
La gratitudine verso coloro che gli sono rimasti accanto, rafforzata dall'incondizionato sostegno ricevuto, non mitiga completamente lo stato d’animo ferito per quanto patito. In questa contrapposizione di sentimenti, Luigi Fantini incarna la figura dell'individuo che, pur avendo ottenuto giustizia, si porta dietro le cicatrici di un'esperienza che ha cambiato il corso della sua vita. Una vicenda, la sua, che dovrebbe indurre tutti a una riflessione sul fatto che ogni individuo accusato di un reato deve essere considerato innocente fino a che non venga provata la sua colpevolezza in un processo equo.
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