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SORESINA: IL CASO

Notaio insultata, il centrodestra: «Noi vicini a Fiorella»

Solidarietà ad Allegri, insultata nei giorni scorsi: «Non è solo una questione di maleducazione, c’è di più»

Andrea Niccolò Arco

Email:

andreaarco23@gmail.com

17 Marzo 2024 - 16:46

Notaio insultata, il centrodestra: «Noi vicini a Fiorella»

Fiorella Allegri

SORESINA - Notaio insultato da un gruppo di giovanissime di (probabile) origine straniera. Le hanno urlato, mentre usciva dal suo studio: «Puttana!». L’indignazione riguardo alla vicenda, resa pubblica dalla stessa vittima, non si ferma. Tutti i partiti e le liste dei conservatori della città, dopo una riflessione, prendono posizione e si schierano facendo quadrato: «Problema di educazione? Anche. Ma non crediamo che delle ragazzine imparino questo tipo di comportamento a scuola. Forse – sostengono gli esponenti d’opposizione uniti – lo intercettano in altri luoghi più vicini a casa. Se non addirittura nell’ambito familiare in cui crescono».


Ormai è scontro aperto. E Centrodestra per Soresina, con siamo SiAmoSoresina, non fanno sconti: «Non prima di avere rinnovato la solidarietà alla dottoressa Allegri e vicinanza alle donne offese da quanto avvenuto recentemente, vogliamo prendere spunto dalle considerazioni fatte dal parroco della nostra città, dal responsabile del centro culturale islamico e dall’indifferenza manifestata dalla nostra amministrazione per spiegare ai cittadini come la pensiamo. Premettiamo – sostengono – che la maleducazione è generalizzata e trasversale e sembra ormai un fatto di ordinaria vita quotidiana in cui il rispetto verso gli altri è solo il ricordo di tempi lontani. L'emergenza educativa sollevata da Don Piccinelli ed Elnadi è però riconducibile per noi ad una questione più profonda, certamente non religiosa ma sicuramente culturale».


L’analisi è impietosa e, secondo il gruppo che aggrega partiti di centro-destra e liste civiche, non si tratterebbe di un episodio isolato: «I fatti si commentano da soli, con una signora che viene apostrofata in malo modo e volgarmente e per di più schernita, da alcune ragazzine, forse marocchine o egiziane. Purtroppo – commentano appunto – non è raro per le nostre strade vedere comportamenti di disprezzo e di maleducazione di figli di immigrati verso i nostri concittadini».


Si tratterebbe in definitiva, per la destra, di una vera e propria emergenza: «Una tale violenza verbale, nel contesto in cui è avvenuta, non può essere derubricata a semplice maleducazione o emulazione, visto che nella nostra cultura simili atteggiamenti verso le donne non avvengono da parte di ragazzi e tantomeno di ragazze. E proprio perché non si tratta di contrapposizioni religiose ma di normale senso civico, ci saremmo aspettati una chiara, ferma ed immediata posizione del sindaco, a cui è delegato il compito di tutelare i propri cittadini, chiunque essi siano, nello stigmatizzare tali comportamenti».


La polemica entra nell’agone della politica: «Se, da un lato – dicono –, poco è stato fatto in questo ultimo decennio per promuovere l'integrazione a Soresina, il contrasto al non rispetto del luogo ospitante dovrebbe essere un impegno da assumere quotidianamente anche e soprattutto da parte di chi si è aggiunto al nostro tessuto sociale. La diversità culturale è benvenuta a patto che sia conformata ai valori civili che identificano la convivenza sociale, ovunque e non solo in Italia. Ci rendiamo ben conto che il processo di integrazione è sicuramente un percorso complesso che non si raggiunge in tempi brevi ma perché si realizzi ci vuole l’impegno di entrambe le parti e l’integralismo di certo non aiuta».


La chiosa in difesa delle donne: «Si sentono lese nella loro dignità, attaccate solo perché vivono con libertà, senza condizionamenti o limitazioni di sovrastrutture culturali. Noi – concludono – crediamo nell'integrazione e ci impegniamo perché ci siano politiche inclusive, favorendo la partecipazione delle persone arrivate da altri Paesi e culture nella nostra società, perché è impensabile che chi vive da anni a Soresina non conosca ancora la lingua italiana, non sia parte attiva della nostra struttura cittadina o di una associazione di volontariato».

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