05 Febbraio 2024 - 05:05
CASALETTO CEREDANO - Mentre il titolare del Remolino, Manule Gimari, era ancora alle prese con la conta delle bottiglie di vino pregiato, sparite dal suo locale di Casaletto Ceredano, i carabinieri hanno passato al setaccio, nell’arco di una manciata d’ore, i numeri di targa delle auto transitate nei dintorni martedì notte. Vale a dire, quando il commando, composto da almeno quattro persone, è riuscito a mettere a segno il ‘colpo’ nel ristorante, facendo pure incetta di abbigliamento tecnico per l’equitazione, nell’attiguo maneggio.
«Un’azione da professionisti», per stessa ammissione degli investigatori, che ora sarebbero sulla buona strada per individuare l’auto ‘pulita’, vale a dire non rubata, impiegata dalla banda dei vini per allontanarsi. E sul furto, non si sta concentrando esclusivamente l’attenzione dei carabinieri della stazione di Bagnolo, competente per territorio. A passare al setaccio le registrazioni dei varchi elettronici, il reticolo di telecamere che sorvegliano le principali vie d’accesso al Cremasco, sono infatti anche i colleghi del nucleo operativo, il reparto che si occupa dei casi più delicati. E la razzia al Remolino pare proprio essere uno di questi.
Del resto, il sospetto che il furto, dal bottino come facilmente intuibile ricco, fosse stato messo a segno da specialisti, si era già fatto largo la mettine seguente. Vuoi per la scelta accurata delle etichette più prestigiose, vuoi per un particolare inconsueto, almeno per la criminalità che opera nei dintorni. Ossia il rogo appiccato al fuoristrada, un pick up, abbandonato non molto distante. In un primo momento, il sospetto era stato che le fiamme dovessero servire da diversivo, per distrarre le pattuglie durante la fuga.
Ma col passare dei giorni, gli investigatori si stanno convincendo che il mezzo sia stato impiegato, semplicemente, per coprire la prima parte del tragitto, dopo aver caricato la refurtiva. E l’incendio della Toyota, rubata in provincia di Varese tempo prima, sarebbe stato lo strumento utilizzato per cancellare ogni traccia compromettente: leggasi impronte digitali o materiale biologico. Il che avvalora ulteriormente la tesi dell’incursione, firmata da un gruppo di esperti. Quasi certamente — fanno sapere dalla caserma Santa Lucia di Cremona, quartier generale provinciale dei carabinieri — una gang non locale.
Casaletto Ceredano, del resto, si trova a cavallo del confine con il Lodigiano. E di lì, raggiungere il Milanese, soprattutto nel cuore della notte, è questione di minuti, sfruttando strade non altrettanto battute e quindi meno sorvegliate, rispetto alla sempre trafficatissima ex statale Paullese. Dagli investigatori, per il momento, non trapela altro. Se non la garanzia di una caccia al commando sì in salita, ma non senza speranze.
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