L'OMICIDIO NELLO SPEZZINO
11 Dicembre 2023 - 07:55
CREMONA - Di farla finita «lo meditavamo da un mese a questa parte. Eravamo stanchi di vivere». Ci avevano provato il 28 novembre nell’edicola ‘Il Cartolaio Matto’ a Bonemerse con affisso il cartello ‘Oggi chiudiamo alle 16,30’. «Il 28, prima di partire, abbiamo provato con le lamette, quelle da barbiere che si usano a fine pettinata... per le basette, ma non ci siamo riusciti». Alle 4 di notte del 29, la «fuga» sulla Citroen C3 «con l’idea di farla finita». Direzione Liguria, «perché a Rossella piaceva il mare, voleva vederlo ancora». Tre tentativi di uccidersi. La morte è arrivata al quarto tentativo, solo per lei: Rossella Cominotti.
Alfredo Zenucchi è «un uomo stanco, provato, sicuramente arrabbiato per non essere accanto a sua moglie», ha detto l’avvocato Alberto Rimmaudo: è andato a trovarlo in carcere ieri, vigilia dell’udienza di convalida alle 11.30. Davanti al legale, l’uomo si è levato la maglia, gli ha mostrato i tatuaggi: un pipistrello sul fianco destro, un cerchio con all’interno una stella sul collo. E poi l’altro, alla base del collo: una stella rovesciata, la scritta inneggiante al diavolo e il numero della bestia 666. Tatuaggi che rimandano a Satana così come i siti che Zenucchi seguiva su Facebook. E che evocano angeli e demoni, sangue e vampiri.
«Quella roba qui risale a vent’anni fa, quando mi sono interessato a qualcosa, ma non sono uno sfegatato satanista». Zenucchi l’ha spiegata così al difensore. «In camera da letto non è stato trovato nulla che facesse pensare a riti satanici», ha precisato l’avvocato, al quale l’uomo ha mostrato l’elenco delle «cose» che gli hanno ritirato all’ingresso del penitenziario, puntando il dito sulla fede nuziale. «Ci tenevo moltissimo, perché ci sono incisi il nome di mia moglie e la data del nostro matrimonio». Una cerimonia semplice, il 9 marzo scorso, giovedì, nel municipio di Bonemerse, il paese dove a gennaio di quest’anno Zenucchi aveva rilevato l’edicola, mettendoci tutti i soldi che aveva. Doveva essere l’inizio di una nuova vita con Rossella, lasciandosi alle spalle un passato tra droga e comunità di recupero.
Bergamasco di Peia, dopo il diploma di terza media Zenucchi si era messo a lavorare nelle fabbriche tessili della zona come il padre morto nel 2000. «Le amicizie sbagliate, ho cominciato con le canne poi mi sono stordito con la droga e sono finito nelle comunità». «Ha girato molte strutture che consentono il reinserimento nel mondo del lavoro», ha aggiunto Rimmaudo. Con la droga, Zenucchi non aveva chiuso, però. «Non sono un tossicodipendente, la questione della comunità fa parte del passato. Ma quando mi va di farlo, mi faccio. Ho da sempre lo stesso pusher». Forse lo stesso che gli ha venduto l’eroina «che ci siamo iniettati intramuscolo fino al 2 dicembre».
L’8 dicembre, nell’Antica Locanda Luigina, a Mattarana, in Val di Vara (Spezia) è stato trovato il corpo di Rossella dopo 11 giorni «in fuga» dal ‘Cartolaio Matto’, l’edicola «che doveva essere una sorta di rinascita insieme al matrimonio. Invece, è stato un brusco risveglio. Zenucchi ha fatto cenno al fatto che si era fidato di alcune persone quando ha rilevato l’edicola e di essersi infilato in questa storia. Un aspetto su cui si approfondirà», ha continuato il legale. Un uomo, Zenucchi, bollato su Facebook come ‘infame verme’ da Nicoletta Belletti, cugina di Rossella: «Cosa gli vogliamo fare? La giustizia per Rossella noi la dobbiamo urlare». Parlando con l’avvocato, lui si è ricordato «di due particolari specificati nella lettera trovata nella camera d’albergo: di non volere nessun funerale e di essere cremati». E sempre la legale ha fatto una richiesta: rivedere Rossella prima che chiudano il feretro. La donna che ha ucciso.
Un uomo al di sopra di ogni sospetto. Chiunque abbia incrociato Alfredo Zenucchi almeno una volta ne porta il ricordo di una persona dall’aspetto sicuramente particolare, ma gentile, disponibile e cordiale. «Era arrivato nella nostra cooperativa – spiega Alessandro Portesani ex direttore de Il Cerchio Med – in uscita da un percorso di recupero. Faceva l’operaio e si occupava di facchinaggio. Una persona assolutamente tranquilla, mai uno screzio, una discussione o atteggiamenti aggressivi, anche nei confronti dei colleghi. Lavorava con impegno e non creava nessun tipo di problema. La notizia di quanto accaduto mi ha veramente lasciato senza parole perché rispetto al profilo della persona che ho conosciuto questo epilogo era totalmente inaspettato».
Un passato difficile, con problemi legati alla tossicodipendenza, Zenucchi aveva poi trascorso un periodo in comunità, dove si era disintossicato e riabilitato. Il lavoro presso varie cooperative e poi l’arrivo nella struttura cremonese dove è rimasto fino all’anno scorso, quando ha deciso di licenziarsi per poi rilevare l’edicola di Bonemerse. «Ripeto, una persona che non destava alcun sospetto. Al di là del passato difficile, per il quale non entro nel merito perché non mi compete, nella nostra struttura era una delle figure migliori per impegno e comportamento». Anche gli ex colleghi parlano di una persona corretta, tranquilla e soprattutto mai aggressiva.
Così come le tante persone che nel paese di Bonemerse lo hanno conosciuto per la sua attività di edicolante. I tasselli, però, che si stanno piano piano aggiungendo a questa triste vicenda evidentemente portano al ritratto di una persona che solo all’apparenza era gentile e cordiale. Rimangono tanti interrogativi su quanto accaduto e su quest’uomo che dava di sè un’immagine dal profilo basso. Ma evidentemente l’apparenza nasconde in realtà un abisso e nel quale, forse, si potranno trovare le risposte di questa tragedia.
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