L'OMICIDIO DI CASALE VIDOLASCO
27 Novembre 2023 - 19:10
L'omicida Domenico Gottardelli e il luogo del delitto
CASALE VIDOLASCO - «Ritiene la Corte che le risultanze processuali non consentano di individuare il movente dell’omicidio, rimasto incerto (e non chiarito). L’incertezza sul movente del delitto si riflette sull’aggravante della premeditazione. Non vi è prova, quantomeno certa, di un omicidio premeditato». Lo scrive il presidente della Corte d’Assise nelle 33 pagine di motivazione della sentenza di condanna a 24 anni di reclusione per Domenico Gottardelli, 79 anni, l’artigiano idraulico in pensione di Covo, in carcere dal 14 settembre 2022, dopo aver freddato, con una fucilata, l’amico imprenditore Fausto Gozzini, 61 anni, di Romano di Lombardia, negli uffici della Classe A Energy, a Casale Cremasco. Omicidio volontario.
I giudici non hanno creduto alla versione di Gottardelli, secondo il quale ben cinque anni prima, Gozzini e la sua cameriera («erano amanti e si incontravano a casa mia») in combutta gli rubarono 300mila euro custoditi in una scatola nel garage della sua casa al numero 10 di via Nozza, denaro ricavato in parte dalla vendita di un appartamento sul lago di Iseo. Ma nemmeno il movente ipotizzato al processo dalla vedova Teresa Galbiati (parte civile) ha convinto i giudici. E ciò che Gozzini non volesse più prestare a Gottardelli la sua casa a Susi, in Tunisia, perché gli erano giunte voci che il pensionato vi portasse ragazzini minorenni.
Tirata in ballo, agli investigatori che il 22 settembre l’avevano sentita, la cameriera aveva ammesso la relazione con l’imprenditore, ma aveva negato «le ruberie». Le sue dichiarazioni sono riversate nella motivazione della sentenza. «Ho conosciuto il Gozzini circa 15 anni fa tramite Gottardelli, con lo stesso ho intrattenuto una relazione sentimentale circa sette anni fa, durata circa quattro o cinque mesi», precisando che «i nostri incontri avvenivano presso alcuni alberghi della zona o in autovettura. La relazione terminava per mia decisione e senza particolari motivi». La colf aveva precisato: «Non ho mai visto denaro contante. Ribadisco di non essere mai andata in garage e Gozzini Fausto non mi ha mai confessato dell’esistenza di grosse somme di denaro contante nascoste nell’abitazione di Gottardelli. Domenico non mi ha mai chiesto o addebitato la mancanza di denaro dalla sua abitazione. Ribadisco che non sono mai andata in garage e non ho mai visto né soldi né armi. Il Gottardelli non mi ha mai licenziata e ho tenuto le chiavi dell’abitazione fino a mercoledì 14 settembre».
La cameriera aveva concluso: «Ricordo che Gottardelli mi disse che con il Gozzini, oltre al legame di amicizia, vi era anche un legame relativi al investimenti immobiliari in Tunisia e anche a Dubai, negli Emirati Arabi, infatti il Gottardelli si recava in Tunisia e talvolta anche a Dubai». Secondo la Corte, «può solo prospettarsi (senza certezze processuali) che il movente del crimine affondi negli oscuri rapporti di affari corsi tra Gottardelli e Gozzini, involgenti verosimilmente questioni irrisolte di dare/avere».
Non vi è prova della premeditazione. «Non è certamente irragionevole prospettare che la volontà omicida, pur vagamente abbozzata anteriormente a livello di subconscio, si sia insediata/radicata nella psiche dell’imputato il giorno stesso del crimine, in un quadro di preponderanti e intensi sentimenti di rabbia nei confronti dell’amico», annota il presidente, per il quale la mancanza di prova si ricava «dall’assenza di qualunque comportamento premonitore dell’intento omicidiario», dal «difetto di un certo movente», dalle «modalità del delitto compiuto in pieno giorno, in un luogo ove erano presenti altre persone, con un’arma di già detenuta da anni, senza il compimento di preventivi sopralluoghi» e «dalla ricostruzione dei movimenti di Gottardelli la mattina del delitto».
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