PIEVE D'OLMI/SAN DANIELE PO
26 Settembre 2023 - 05:00
PIEVE D'OLMI/SAN DANIELE PO - Il giorno dopo l’esito negativo del referendum c’è molta amarezza tra le fila di chi aveva proposto la fusione ed entrambi i sindaci non nascondono la loro delusione. «Il popolo è sovrano e dunque dobbiamo accettare quanto è stato deciso e votato – afferma il sindaco di Pieve d’Olmi Attilio Zabert – ma non mi stancherò mai di dire che è stata persa una grande opportunità per il nostro territorio. Quella di avere un comune più forte, con più risorse e quindi con più servizi e una maggiore efficienza per i cittadini. Purtroppo questo aspetto non è stato compreso fino in fondo, ma probabilmente in un futuro non molto lontano i cittadini potrebbero pentirsi della scelta fatta domenica. Pieve d’Olmi è un comune con un bilancio sano e i conti in regola al momento, ma la prospettiva non è così rosea perché le spese continuano ad aumentare e le risorse a poco a poco saranno sempre più esigue».
Una comunicazione a favore della fusione dunque che probabilmente non ha funzionato a dovere. «Sicuramente se il messaggio non è stato recepito qualcosa è andato storto. Non mi voglio nascondere e posso dire che forse avremmo dovuto essere più efficaci nell’illustrare i benefici di questa fusione perché evidentemente non sono stati colti. Forse avremmo dovuto essere molto più agguerriti, come gli esponenti del comitato del no, ma alla fine io faccio politica e non populismo. Il rifiuto alla fusione è certamente una sconfitta personale che porterà a determinate riflessioni come è giusto che sia».
Concorde anche il primo cittadino di San Daniele Po Davide Persico. «La fusione era un’ottima opportunità per le nostre realtà, non è andata in porto e chiaramente c’è molta amarezza e delusione. Nel nostro paese nello specifico c’è stato un dibattito importante che ha coinvolto tanti cittadini; la maggior parte ha capito le potenzialità del progetto, ma nel computo dei due paesi l’esito è stato sicuramente sconfortante. Con un nuovo paese si poteva avere un ente dal peso politico maggiore, con più risorse e maggiori servizi per i cittadini. Non è andata così e ne prendiamo atto. Ora si aprono nuovi scenari e vedremo cosa succede».
Il dissesto finanziario in cui versa il comune di San Daniele e le elezioni dell’anno prossimo sono i punti principali da cui partire per fare delle ipotesi. «Per quanta riguarda il discorso del dissesto – continua Persico – attendiamo tra qualche giorno le direttive e le valutazioni dal ministero sul da farsi, mentre per il futuro del paese, io avevo ampiamente dichiarato ben prima di questo referendum la totale assenza di una mia ulteriore ambizione politica, al momento c’è il commissario prefettizio che controlla le attività, ma certo avrei voluto lasciare il paese con la certezza di futuro più sereno». Quello che, secondo i sindaci la fusione avrebbe garantito.
«Un comune senza risorse è destinato a morire – dichiara Zabert – e questo progetto avrebbe portato fondi per avere la possibilità di potenziare i servizi offerti al cittadino. Questo era l’obiettivo principale, nessun risvolto personale nel mio caso come è stato spesso ed erroneamente ribadito. Anzi, il mio incarico con l’approvazione della fusione sarebbe terminato al 31 dicembre, ben sei mesi prima delle prossime elezioni, dunque per me sarebbe stato più dannoso».
Chi si chiede dunque cosa accadrà nel breve periodo per ora non avrà molte risposte: l’unica cosa certa è che la fusione non si farà, i due comuni continueranno a camminare, bene o male, sulle proprie gambe senza unire le forze. San Daniele aspetterà direttive dal ministero e dal commissario prefettizio, Pieve d’Olmi, così come numerosi comuni del nostro territorio, attenderà le prossime elezioni amministrative, in programma nel 2024.
Quella del referendum è stata una giornata lunga, a tratti piena di tensione e di aspettative, dove fino all’ultimo l’esito non è stato così scontato né in una direzione né in quella contraria. I due comitati, che hanno infiammato la campagna referendaria con passione e grande impegno, hanno atteso con trepidazione i risultati finali. Poi, una volta arrivati poco dopo la mezzanotte, grande gioia per il comitato del no, amara delusione per i portavoce del sì.
«La tensione che finalmente si scioglie e lascia il posto ad una grande soddisfazione – ammette uno dei coordinatori del comitato del no Simone Priori – Abbiamo seguito con ansia le operazioni di spoglio e devo dire che è stato davvero emozionante». Almeno una cinquantina le persone presenti alla casa della cultura a Pieve d’Olmi dove era allestito il seggio. «Credo di non avere mai visto così tanto pubblico nel momento della conta dei voti, dai giovani diciottenni ai più anziani. Una connessione generazionale stupenda ed emozionante per il bene del paese, la dimostrazione tangibile del vero senso di appartenenza, senza barriere e senza filtri. Tutti lì presenti per sapere come sarebbe andata a finire. Segno anche che l’interesse attorno a questo referendum era davvero notevole. Siamo molto soddisfatti ovviamente del risultato: ha vinto il buon senso e non certo la paura dell’incognito, questo ci tengo a precisarlo».
Tanto ha fatto lo schieramento del no per opporsi al progetto di fusione. «In pochi volevano decidere per tutti gli altri, i cittadini non sono stati interpellati seriamente, non c’è stata una comunicazione adeguata. È stato un progetto scellerato e se ne sono strumentalizzate le potenzialità per coprire errori e mancanze. Questo enorme insuccesso da parte delle amministrazioni ha significato una perdita di risorse e costi inutili e questo è davvero grave».
Un esito dunque che potrebbe aprire scenari complessi. «Chi ha portato il nostro paese verso questa strada deve trarre conclusioni politiche non rappresentando più i cittadini, vista la schiacciante maggioranza dei no. Sicuramente sull’onda emotiva di un risultato così importante non saremmo lucidi, ma certamente tra qualche giorno analizzeremo i dati con calma e vedremo il da farsi. Ringrazio gli olmesi che ci hanno dato fiducia e disponibilità negli incontri fatti e anche i tanti abitanti di San Daniele Po che ci hanno sostenuto e ribadiamo loro la massima solidarietà».
Di tutt’altro stato d’animo, come è normale che sia, il portavoce del comitato per il sì Giuseppe Fava. «Spiace molto per come sono andate le cose, ma il popolo è sovrano e noi non possiamo fare altro che accettare quanto è stato votato pur non essendo chiaramente d’accordo. L’unica, piccola soddisfazione è che a San Daniele Po ha vinto il sì, segno che la volontà di adottare il progetto di fusione era più forte della paura di quanto poteva accadere in futuro. A Pieve d’Olmi forse la vittoria del no era più scontata visto anche il bombardamento mediatico che soprattutto tramite i social è stato fatto. Noi abbiamo cercato di spiegare tecnicamente le motivazioni della fusione e i risvolti concreti che ci sarebbero stati con un profilo ben diverso. Anche durante l’ultimo incontro a Pieve d’Olmi il consulente che ha redatto il progetto di fusione, il dottor Pellizzer, ha spiegato in modo molto preciso e concreto cosa sarebbe accaduto. Evidentemente non è servito a far cambiare rotta».
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