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SPINADESCO

Campane a distesa per allontanare la grandine

Le ha fatte suonare il sagrestano su indicazione di don Sozzi. Una tradizione rinnovata, molto apprezzata dai parrocchiani

Luca Luigi Ugaglia

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25 Luglio 2023 - 05:15

Campane a distesa contro la grandine

SPINADESCO - Il temporale oscura i cieli di Spinadesco e il sagrestano suona le campane per mandarlo via. È successo venerdì e sabato all’ora di pranzo, quando Alberto, ovviamente con il beneplacito del parroco don Fabio Sozzi, guardando all’insù senza pensarci sopra due volte ha schiacciato il pulsante che libera elettronicamente i rintocchi. A quanto pare sembra che nel paese in riva al Po sia una sorta di consuetudine far sentire la ‘voce squillante di Dio’ per allontanare vento, pioggia e grandine.

Don Fabio Sozzi

Una prassi che, se nel Cremonese è più unica che rara, in altre regioni italiane come il Veneto sarebbe la norma. Sta di fatto che il maltempo lo scorso fine settimana nel borgo non ha creato alcun problema e il braccio destro del sacerdote ha ricevuto tanto di complimenti...virtuali. «Dobbiamo davvero dire grazie al don e ad Alberto – afferma un parrocchiano – perché oltre alla preghiera, che è la loro e nostra prima ‘arma’, hanno usato uno strumento che scientificamente può aiutare a prevenire le calamità; ho letto infatti che secondo una vecchia credenza popolare il suono delle campane quando da lassù potrebbe arrivare di tutto, ha la funzione principale di invitare i fedeli alla preghiera per allontanare la tempesta sui raccolti dei campi e una secondaria di rompere col suono il campo magnifico in atmosfera per diminuire l’intensità dei fulmini».


La notizia è rimbalzata sui social e Facebook ha fatto ripescare nella memoria di tanti i ricordi delle usanze di una volta proprio sotto il campanile di san Martino. «Anche oggi – ha scritto in un post una residente – i rintocchi delle nostre campane puntualmente suonate a distesa sembrano siano proprio riusciti a dissipare i grossi nuvoloni neri che minacciosi incombevano all’orizzonte; per me, che sono nata e vissuta nel nostro paese, è impossibile non ritornare col pensiero ai temporali dell’infanzia quando sotto l’acquazzone con la minaccia della grandine la nonna o la mamma si affrettavano a posizionare nel centro del cortile i manici di due scope a formare una croce per proteggere e scongiurare i pericoli per la casa, le persone, gli animali e i campi. Penso sia bello e giusto ricordare e raccontare ai piccoli questi semplici gesti che sono un patrimonio da conservare gelosamente».

«È bello tenere vive le tradizioni – risponde un altro amico – sentire le campane e vedere le nuvole che se ne vanno; non ci saranno basi scientifiche, però a me sembra un metodo davvero efficace: grazie Alberto, in questi giorni ti hanno fatto scampanellare parecchio!». Anche qui hanno messo su casa famiglie provenienti da paesi lontani, che parlano una lingua e professano una religione diversa, ma che però si associano agli applausi: «Sono contento e molto fiero che si mantengano le tradizioni – scrive un nuovo residente proveniente dall’est europeo – anche in Romania la mia vecchia chiesa ancora riesce con le sue campane a disperdere la grandine».

L’anno scorso, invece, a Sesto, paese che dista un tiro di schioppo da Spinadesco, il parroco don Enrico Maggi proprio in questo periodo segnato dalla siccità, aveva radunato i fedeli all’edicola della Madonnina lungo la strada che collega il paese a Casanova del Morbasco, per invocare il dono della pioggia. E non era stata una preghiera inutile.

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