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#DIRITTODICRITICA: ‘Non svegliate lo spettatore’, le recensioni degli studenti

Sul palco del Ponchielli Lino Guanciale, il volto da bravo ragazzo della televisione italiana, l’antistar per eccellenza e per questo empaticamente coinvolgente

La Provincia Redazione

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09 Giugno 2023 - 18:09

#DIRITTODICRITICA: ‘Non svegliate lo spettatore’, le recensioni degli studenti

CREMONA - Nuovo appuntamento con #DIRITTODICRITICA, l'iniziativa organizzata dal giornale La Provincia e da Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli, che offre agli studenti delle scuole cremonesi la possibilità di esprimere il loro giudizio motivato e argomentato sugli spettacoli in cartellone al Ponchielli. Sul palco Lino Guanciale con "Non svegliate lo spettatore". Leggi le recensioni qui sotto.

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Non svegliate lo spettatore. L’attenzione diventa liquido celestiale, centro pulsante di una galassia fuggente e individualista, la catarsi prende avvio. La metamorfosi plasmata dall’arguzia del teatro e dalla sua ironia fulminante diviene concreta. La linea di demarcazione tra abbioccare indegnamente a teatro e comprendere pienamente l’intenzione dell’attore si attenua. Lo spettatore tacitamente acconsente alla prospettiva di essere colto dal sogno.

Ringrazia l’operaio dei sogni. Quest’ultimo è il ruolo assolto da Ennio Flaiano, scrittore, vincitore del Premio Strega 1947 con Tempo di uccidere, sceneggiatore di numerose pellicole dirette da Federico Fellini tra cui I Vitelloni e La dolce vita e inconsapevole protagonista dell’omaggio, plasmato nella forma di dialogo con il pubblico, rivoltogli il 25 maggio al teatro Ponchielli.

Con una struttura votata a dipingere il reale corso della carriera di questa personalità poliedrica, l’opera si compone di un susseguirsi di monologhi di Lino Guanciale, astro emergente del teatro italiano, costellati da interventi musicali del regista Davide Cavuti. Autore di traduzioni dell’”Amleto”, di sagaci recensioni teatrali e di un unico romanzo, nonché possessore di una corrispondenza privata pregna di legami, Flaiano offre un complesso eterogeneo di pennellate di vita che rendono giustizia al suo essere cantore dell’Italia del benessere.

Dal principio la platea è stata resa non solo partecipe, bensì frazione attiva della stessa rappresentazione attraverso interrogativi dallo spiccato cipiglio meditativo riguardo alla società contemporanea in relazione alla fugacità del tempo e all’alienazione del progresso accusati dall’autore. La musica, in parte accompagnata dal canto, congiuntamente nel tono e nel ruolo rivestito, ha descritto numerosi crescendo in conformità con l’evolversi dell’opera per la quale ha rappresentato un immancabile artificio di sostegno. Straordinaria la capacità di tratteggiare un’intera vita servendosi di una scenografia essenziale che, con la sua semplicità, tutto delegava all’immaginazione.

Complessivamente l’opera ha riscosso un successo incredibile e ha suscitato un’approvazione unanime testimoniata dal prolungato scroscio di applausi in conclusione. Lo spettacolo ha abbozzato le sfaccettature di un uomo eclettico che ha nutrito la propria vocazione letteraria con l’esperienza autentica.

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Giovedì sera, sul palco del Ponchielli, uno straordinario Lino Guanciale, diretto da Davide Cavuti, ha reso omaggio alla vita e alle opere di Ennio Flaiano, sceneggiatore, critico, pubblicista, scrittore vincitore del Premio Strega nel 1947 con il romanzo “Tempo di uccidere”. In apertura del monologo, in un atto unico, Guanciale ha dichiarato di condividere le idee di Flaiano che hanno ispirato il titolo dello spettacolo, “Non svegliate lo spettatore”. Ha invitato, così, il pubblico ad addormentarsi: il passaggio dalla veglia al sonno rappresenta il momento di massima sensibilità in cui si ha lo spettatore perfetto, capace di cogliere anche le più sottili sfumature della rappresentazione. A svegliarlo ci hanno pensato lui e Cavuti, alla fisarmonica, con la collaborazione di una signora del pubblico, incaricata di suonare un campanaccio alle parole «Coraggio, il meglio è passato». Questo è metateatro, scherza Lino Guanciale, che più volte ha saputo interagire con la platea, strappando anche qualche risata. La scenografia è essenziale: una sedia, una poltroncina e un tavolino, la riproduzione di una Topolino. Il primo blocco dello spettacolo ha ruotato intorno all’”Amleto” di Shakespeare, recensito, nella versione di Carmelo Bene, e tradotto da Flaiano. Applauditissimo il monologo di Amleto, davvero assaporato dal pubblico ad occhi chiusi, in quello stato di dormiveglia tanto caro a Flaiano. Lo spettacolo è proseguito con la lettura dei suoi celebri aforismi e di alcune lettere scambiate con personaggi che hanno segnato la sua vita professionale: da Vittorio Gassman, artefice dell’insuccesso di “Un marziano a Roma”, tratto dall’omonimo romanzo dello sceneggiatore, a Federico Fellini, dal cui sodalizio sono nati grandi film, quali ”I Vitelloni” e “La dolce vita”. Guanciale ha proposto, poi, anche il Flaiano di “Tempo di uccidere”, suo unico romanzo, interrompendo il ritmo serrato della recitazione solo per cantare e suonare l’armonica a bocca, con risultati che hanno stupito il pubblico. Lo spettacolo si è concluso con un momento intimo e lacerante: la lettura della lettera dedicata da Flaiano alla figlia, il suo “amore purissimo”, affetta da un grave malattia. Parole delicate e profonde, quasi sussurrate con rispetto e delicatezza da Guanciale, “per non svegliare” il suo spettatore.


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