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I NODI DELLA MEDICINA DI BASE

«Niente pediatra a domicilio, io invalido resto solo a casa»

Padre di Genivolta rimane senza assistenza, mentre la moglie porta le bimbe malate a farsi visitare

Andrea Niccolò Arco

Email:

andreaarco23@gmail.com

12 Novembre 2022 - 05:10

«Niente pediatra a domicilio, io invalido resto solo a casa»

GENIVOLTA - Le bimbe, di otto e dieci anni, hanno la febbre. Il padre, invalido e attaccato a un respiratore, non può muoversi e non è autosufficiente. La madre, sua caregiver, non potrebbe abbandonarlo. Chiedono una visita domiciliare ma la pediatra, oberata di lavoro, non può lasciare Castelleone che è l’ambulatorio più vicino. Pur di far visitare le piccole, la donna deve lasciare il marito solo, praticamente immobile, per ore.

È quanto vissuto da Andrea Bassetti e Pamela Menichini, la coppia genivoltana: «Noi, come tanti, ci sentiamo abbandonati. La sanità territoriale non ha riposte concrete e strutturate alle situazioni come queste. Le istituzioni ci ascoltino e intervengano presto». Solidarietà dal presidente dell’Ordine dei Medici di Cremona Giacomo Lima: «Conseguenze della carenza dei medici, che temo non si risolverà in pochi giorni. Ci guidi nel frattempo il buonsenso».

Andrea Bassetti e Pamela Menichini


Pochi medici di base, ancor meno pediatri. E come spesso accade, a farne le spese per primi sono proprio i più fragili. La storia di Bassetti, affidato alle cure amorevoli della moglie e vittima di un banale imprevisto trasformatosi in calvario: «Sono un disabile grave in legge 104 — racconta — sono attaccato ad un respiratore, in dialisi e ho diverse altre patologie. Mia moglie — precisa commosso e con affetto — è la mia caregiver. Insieme abbiamo due bimbe. Si sono ammalate e visto che mia moglie fatica a lasciarmi solo senza una adeguata organizzazione, ha chiamato la pediatra più vicina, ma ha detto di non poter venire a domicilio. Mia moglie mi ha giustamente quindi lasciato solo. Mi chiedo e chiedo a tutti però, è normale tutto questo? È giusto che resti bloccato seduto per ore senza potermi muovere perché mia moglie è dal pediatra?».

La rabbia e la delusione della compagna Pamela: «Non possiamo sempre affidarci agli amici, ai parenti. Non possiamo costringerli a soggiacere alle nostre necessità, per quanto importanti, perché non deve spettare alla loro bontà. Pensiamo poi a chi amici e parenti nemmeno li ha». E lancia il disperato appello: «Io curo mio marito volentieri, senza che questo mi pesi perché lo amo, ma non possiamo più tollerare che situazioni d’emergenza e imprevisti siano lasciati all’improvvisazione. Esiste un vuoto enorme nel sistema sanitario che sembra essersi scordato di realtà complesse come la nostra. Lo Stato deve prenderne coscienza e agire». La famiglia Bassetti, nota e stimata in paese, ha raccolto la vicinanza e la solidarietà di tutti i concittadini e il caso ha suscitato un forte dibattito nel Comune cremonese. Tutti attendono ora una risposta.

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