+39 0372 404511

Cerca

PIZZIGHETTONE

Travolta dal treno, i parenti di Elisa Conzadori: «I nostri dubbi sul perito del pm»

Il fidanzato e la sorella della vittima hanno presentato un esposto alla Procura di Lodi per sapere «se vi siano ipotesi perseguibili»

Elisa Calamari

Email:

redazioneweb@laprovinciacr.it

29 Giugno 2022 - 05:00

Ragazza travolta dal treno, i parenti di Elisa: «I nostri dubbi sul perito del pm»

PIZZIGHETTONE - A quasi due anni dalla morte di Elisa Conzadori, travolta da un treno al passaggio a livello di Maleo, il fidanzato Marco Dragoni e la sorella Laura hanno presentato un esposto per chiedere alla Procura di Lodi «se siano ravvisabili, nella condotta di Domenico Romaniello, perito del pm, i reati di falsa perizia o interpretazione, o qualunque altra ipotesi criminosa perseguibile d’ufficio». Gli esponenti, che nel procedimento penale sono rappresentati, quali parti offese, dagli avvocati Alberto Gnocchi e Fabio Sbravati, evidenziano una serie di circostanze a loro avviso da approfondire. A partire dal legame di parentela fra l’ingegnere incaricato dalla Procura ed un esponente dei vertici di Rfi.

Elisa Conzadori, 34 anni, morta il 15 agosto 2020

IL LEGAME DI PARENTELA

Spiegano che alla domanda di un altro consulente circa la parentela con il Romaniello già responsabile del servizio di sicurezza di Rfi, il perito avrebbe risposto «evasivamente». E solo dopo le pec inoltrate dall’avvocato Gnocchi, il quale gli chiedeva conto della fondatezza di quanto appreso circa l’esistenza del legame di parentela, l’ingegnere avrebbe chiesto al pm di essere sollevato dall’incarico pur parlando di una parentela di terzo grado e precisando di non avere contatti da decenni con la persona in questione. La sua richiesta è stata respinta dal pm.

LA PERIZIA

Ad avviso dei familiari di Elisa, la perizia «presentava gravi ed evidenti difformità fra le premesse e le conclusioni, nonché con gli elementi materiali e oggettivi rilevati nel corso delle operazioni». In particolare Romaniello, contraddicendo quanto ricostruito dall’altro consulente del pm, rappresenta una dinamica alternativa del sinistro «in evidente contrasto con le risultanze oggettive – sostengono i congiunti –, fra le quali gli accertamenti eseguiti dalla polizia scientifica». Il perito, infatti, ha ipotizzato che l’auto di Elisa possa essere passata sotto le sbarre, così alzandole. Una presunta manovra kamikaze contestata da chi ha presentato l’esposto. Le fotografie allegate dall'ingegnere — sostengono —, scattate unicamente dall’alto, non consentirebbero infatti di rilevare «la macroscopica incompatibilità geometrica fra le lesioni al veicolo e l’ipotetico impatto con la semisbarra». Inoltre, sulla barriera non sono state trovate tracce della vernice del cofano, così come sulla carrozzeria non sono state rinvenute tracce del materiale plastico che riveste la barriera.

GLI ALTRI MALFUNZIONAMENTI

Il perito, sempre ad avviso degli esponenti, liquida le numerose segnalazioni di malfunzionamenti ai passaggi a livello della tratta asserendo che gli incidenti sarebbero stati determinati dal fatto che «gli utenti della strada sfruttavano i passaggi lasciati liberi dalle sbarre zizzagando – viene riportato sull’esposto –, in maniera tale da evitare il blocco fisico». Cosa che fra l’altro nel caso di Elisa, ribadiscono fidanzato e sorella, non può essere avvenuta in quanto la strada provinciale in questione è dotata di un’aiuola spartitraffico protetta da doppio guardrail: «L’utente della strada non può conoscere la posizione delle sbarre – viene precisato nell’esposto – né tantomeno può vedere la lanterna semaforica, prima di aver imboccato la corsia di canalizzazione».

VELOCITÀ E IMPIANTI

Anche riguardo la velocità tenuta dal locomotore che ha investito la vittima, vengono sollevate perplessità: «Dopo avere proposto la zona tachigrafica del treno coinvolto nel sinistro, dalla quale si evince un dato piuttosto evidente anche ad un occhio profano, cioè il picco di accelerazione appena precedente l’impatto, il perito ignora tale rilevante aspetto omettendo anche di fornire alcuna spiegazione del perché lo stesso sia, a suo avviso, trascurabile». Infine la conformità dell’impianto: nell’esposto viene segnalato che «gli schemi sono stati modificati a mano, senza alcuna firma da parte di un responsabile» e che mentre la polizia effettuava i filmati per certificare le attività svolte, sarebbe emerso «che il primo filo esaminato non corrispondeva al progetto e altri fili erano non collegati». A fronte di ciò, però, Romaniello avrebbe interrotto le verifiche «perché a suo dire non inerenti al quesito». Gli esponenti, dunque, criticano questa «presunzione di funzionamento» attribuita all’impianto, «a maggior ragione discutibile laddove riferita a quadri costituiti da componenti con oltre 40 anni di vita, tecnicamente obsoleti ormai da svariate generazioni». I familiari di Elisa chiedono giustizia. E continuano ad attendere le decisioni del pm dopo la proroga della fine delle indagini.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400