31 Luglio 2021 - 06:20
La professoressa Guendalina Graffigna
CREMONA - Nell’ultimo anno e mezzo, buona parte delle certezze di ognuno di noi è stata messa a dura prova e questo ha alimentato un fenomeno già largamente diffuso e veicolato soprattutto via social network: il dilagare delle teorie complottiste. Che in tempo di pandemia diventa un rischio concreto, in primis per campagna vaccinale e ripartenza. Ecco allora che risulta importante analizzare il fenomeno ma soprattutto capire quali paure portino prima al sospetto e poi ad abbracciare ipotesi alternative alla scienza: questo è uno degli scopi dell’indagine dell’EngageMinds hub, Centro di ricerca in Psicologia dei consumi e della salute dell’Università Cattolica di Cremona, che ogni quattro mesi analizza le risposte di un campione di 5.000 adulti rappresentativo della popolazione per sesso, età, appartenenza geografica e occupazione. Un monitor continuativo sul Covid-19, dunque, che ha sondato atteggiamenti e orientamenti degli italiani nei confronti della campagna vaccinale.
Il 37% degli intervistati è convinto che i vaccini siano una manovra di arricchimento delle case farmaceutiche e la percentuale è cresciuta di quattro punti rispetto al settembre scorso. Il 33% crede, inoltre, che i dati sull’efficacia dei vaccini siano falsificati. La tendenza a credere a ‘complotti delle case farmaceutiche’ è più elevata tra le persone meno scolarizzate (47% tra chi ha licenza media o inferiore) mentre si abbassa tra i laureati (31%). Non manca poi chi teme che la diffusione del Covid sia legata al 5G: addirittura il 13% concorda con questa affermazione.
Da sottolineare che a cadere meno nella trappola delle ‘fake news’ sono i giovani con età compresa fra i 18 e i 34 anni, probabilmente perché essendo nativi digitali tendono a selezionare meglio le notizie che circolano sul web. Fra coloro che sono convinti che i vaccini vadano unicamente a vantaggio delle Big Pharma, infine, il 44% sostiene di non avere fiducia nella ricerca scientifica e il 43% di non fidarsi del sistema sanitario.
I dubbi non significano per forza di cose scegliere di non vaccinarsi, ma il 36% del campione intervistato non nasconde di temere gli effetti collaterali del vaccino; il 41% è scettico anche sulla sua efficacia; il 47% ritiene che i sieri non siano stati testati adeguatamente. C’è poi un 30% che è convinto esistano ‘vaccini di serie A’ e ‘vaccini di serie B’. Più in generale, il 35% è sicuro o quasi che i politici spesso non dicano le vere motivazioni che stanno dietro alle decisioni e il 22% è convinto ci siano organizzazioni segrete che esercitano influenze sulla politica.
«Da un punto di vista psicologico – spiega Guendalina Graffigna, ordinario di Psicologia dei consumi e della salute e direttore dell’EngageMinds Hub – il senso di grande incertezza in cui ci troviamo da diversi mesi è stata terreno fertile per il crescere di false credenze. Queste teorie cosiddette ‘complottiste’ risultano ipotesi esplicative maggiormente seduttive dei dati di ricerca reale, soprattutto quando la situazione in cui si vive appare complessa e fuori dal controllo personale. Di fatto si tratta di ‘risposte semplici e parziali’ a domande complesse, le stesse che anche gli scienziati si pongono. Vi sono poi fattori di personalità che rendono più vittime di queste credenze».
Graffigna però invita alla prudenza: «La facile categorizzazione in ‘complottisti’ e ‘no vax’ di chi oggi è esitante verso i vaccini rischia di peggiorare la situazione e di incancrenire divisioni sociali e posizioni irrazionali verso la campagna vaccinale». Meglio, dunque, puntare a costruire fiducia verso il sistema sanitario e la scienza.
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