30 Marzo 2021 - 08:40
Il tribunale di Cremona
CREMONA (30 marzo 2021) - L’indagine, il licenziamento «per giusta causa», l’assoluzione dall’accusa di truffa allo Stato «per tenuità del fatto», perché sì, aveva fatto un favore ad una collega, timbrandole il cartellino in una sola occasione e causando alla pubblica amministrazione un danno per 2,46 euro, l’equivalente di 2 caffè. Il giudice del lavoro l’ha reintegrata nel suo posto, all’istituito Ghisleri. «Fine di un incubo» per Emanuela Boschiroli, dipendente amministrativa nel 2017 finita nell’indagine della Guardia di Finanza «Zero in condotta» sui presunti «furbetti del cartellino». Allora, i militari piazzarono una piccola telecamera nell’ingresso della scuola, pedinarono e fotografarono alcuni dipendenti. C’è chi fu sorpreso al mercato degli ambulanti. C’è chi andò a far spesa. Emanuela Boschiroli no, era al suo posto di lavoro. La sua collega uscì prima dall’istituto per curare un familiare in gravi condizioni. Sotto «forte stress emotivo», si accorse di non aver timbrato, telefonò alla Boschiroli. «Fammi il piacere». E lei glielo fece per «spirito solidale». Ieri il giudice del lavoro, Giulia di Marco, ha dato torto al Miur. Entro sessanta giorni depositerà la motivazione della sentenza.
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