17 Luglio 2020 - 14:42
ROMA (17 luglio 2020) - La «paralisi economica» provocata dalla pandemia di Coronavirus può aprire alle mafie «prospettive di arricchimento ed espansione paragonabili a ritmi di crescita che può offrire solo un contesto post-bellico». È l’allarme contenuto nella Relazione semestrale della Dia inviata al Parlamento nella quale un intero capitolo è dedicato proprio all’emergenza Covid. Il rischio, aggiungono gli analisti, è che le mafie allarghino il loro ruolo di «player affidabili ed efficaci» a livello globale, mettendo le mani anche su aziende di medie e grandi dimensioni in crisi di liquidità.
Nel 2019 sono stati sciolti per mafia "20 Consigli comunali e 2 Aziende sanitarie provinciali, che si sono aggiunti alle 29 Amministrazioni ancora in fase di commissariamento. In totale, il Paese si è trovato a fronteggiare ben 51 Enti in gestione commissariale per infiltrazioni mafiose, di cui 25 in Calabria, 12 in Sicilia, 8 in Puglia, 5 in Campania e 1 in Basilicata: si tratta del numero, in assoluto, più rilevante dal 1991, anno di introduzione della norma sullo scioglimento per mafia degli enti locali". E’ quanto si legge nella relazione della Dia, relativa al secondo semestre 2019. "A questi 51 - prosegue la Dia -, nell’anno in corso, durante la stesura della Relazione semestrale, se ne sono aggiunti altri 6, con 1 che merita una menzione particolare, quello di Saint Pierre in Valle d’Aosta, il primo in assoluto per questa regione".
Secondo la Dia, l’infiltrazione mafiosa "degli Enti locali si conferma come irrinunciabile" perchè "attraverso pubblici funzionari asserviti alle logiche mafiose, le cosche riescono a drenare risorse dalla Pubblica Amministrazione". "C'è poi un secondo aspetto - si legge ancora nella relazione - che rende irrinunciabile per le cosche l’infiltrazione negli Enti locali, quello di rendersi irriconoscibili, di mimetizzare la propria natura mafiosa, riuscendo addirittura a farsi 'apprezzarè per affidabilità imprenditoriale. E’ questa la leva che, soprattutto al Nord, 'attrae' professionisti e imprenditori che si propongono, che cercano un partner in grado di moltiplicare i profitti e di sbaragliare la concorrenza".
GIOCHI E SCOMMESSE SETTORE PIÙ REDDITIZIO DOPO DROGA
"Le investigazioni degli ultimi anni restituiscono, in maniera evidente, il segnale di un allargamento delle prospettive della criminalità organizzata, sempre capace di intercettare i settori potenzialmente più redditizi. Tra questi, si è imposto il settore dei giochi e delle scommesse, attorno al quale sono andati a polarizzarsi gli interessi di tutte le organizzazioni mafiose, dalla camorra alla 'ndrangheta, dalla criminalità pugliese a cosa nostra, in alcuni casi addirittura consorziandosi tra di loro". E’ quanto si legge nella relazione della Dia, relativa al secondo semestre 2019. "Nel 'panierè degli investimenti criminali - prosegue il rapporto -, il gioco rappresenta uno strumento formidabile, prestandosi agevolmente al riciclaggio e garantendo alta redditività: dopo i traffici di stupefacenti è probabilmente il settore che assicura il più elevato 'ritornò dell’investimento iniziale, a fronte di una minore esposizione al rischio. Nel tempo, si è infatti assistito alla progressiva limitazione dell’uso della violenza nell’ambito di questo settore, sostituita da proficue relazioni di scambio e di collusione finalizzate a infiltrare economicamente e in maniera silente il territorio. Con una metafora, si può dire che le mafie prediligono, oggi, il click-click del mouse al bang-bang delle pistole".
"Il gioco - è spiegato nella relazione - crea un reticolo di controllo del territorio, senza destare allarme sociale". Secondo la Dia, "la disseminazione dei punti di raccolta scommesse è paragonabile alla rete di pusher di una piazza di spaccio, con l'evidente differenza che i primi raccolgono denaro 'virtualè, senza destare clamore, immediatamente canalizzato all’estero e quindi più facile da riciclare; i secondi raccolgono somme minime, con forte esposizione all’azione di Polizia".
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