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L'INTERVISTA

Gnocchi: «Parlo con Dio, ma non ci credo»

Da poco nonno, l'artista è in scena sabato 4 al teatro Bellini di Casalbuttano

Nicola Arrigoni

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narrigoni@laprovinciacr.it

03 Marzo 2023 - 05:05

Gnocchi: «Parlo con Dio, ma non ci credo»

Gene Gnocchi

CASALBUTTANO - Gene Gnocchi, al secolo Eugenio Ghiozzi, se la vede con Dio, sul palcoscenico del Bellini domani sera alle 21 in ‘Se non ci pensa Dio, ci penso io’, scritto a due mani con Marco Posani. Una bella sfida, ma mai come quella di diventar nonno.

I social hanno rilanciato la sua fotografia con il nipotino...
«È stata un’emozione tenere in braccio il piccolo Eugenio».


Che si chiama come il nonno?
«Una tradizione di famiglia, i maschi hanno nome Eugenio o Ercole. Diventare nonno è una stranissima sensazione, diversa da quella della paternità, ma bellissima. Spero di poterlo accompagnare sui campi di calcio».


Lo immagina calciatore come il nonno?
«E perché no. Mi piacerebbe, è così bello il mondo del calcio».


Meglio di quello dello spettacolo?
«Il mondo del calcio per tutta la vita, non ho dubbi. Se mi dicono che non faccio ridere, mi importa poco. Ma quando mi dicevano che non giocavo bene a calcio, mi arrabbiavo tantissimo e mi arrabbio ancora oggi».


Perché ha appeso le scarpette al muro?
«Per raggiunti limiti d’età».


Poi si è dato all’avvocatura...
«Sì, ma è durata poco. Avevo due clienti: uno di 98 anni e l’altro di 36. Quando è morto quello di 36, ho capito che non faceva per me».


E poi stata la volta del mondo dello spettacolo e del palcoscenico del Maurizio Costanzo Show...
«Maurizio era una persona che si fidava di coloro che decideva di coinvolgere. Facevo già Emilio quando mi chiamò nel suo salotto televisivo. Di lui ricordo questa disponibilità e apertura nei confronti dei suoi ospiti. Mi diceva: fai quello che vuoi. E nel mondo dello spettacolo questa apertura non è così frequente».


A proposito di spettacolo, un bel titolo ‘Se non ci pensa Dio, ci penso io’. Impegnativo?
«Beh, è un gioco. Tutto è nato dall’idea che Dio possa essere intercettato su frequenze quantistiche. Allora mi sono immaginato che potessi farlo attraverso una vecchia radio per fargli alcune domande importanti e non».


Ad esempio?
«Il perché dei monopattini. Ma anche il perché della guerra o del perché non si fanno più bambini».


E Dio le risponde?
«Non spoilero lo spettacolo, ma alla fin fine la questione è proprio questa».


Lei crede in Dio?
«No».


E perché allora fare uno spettacolo in cui dialoga con Dio?
«Perché in momenti in cui ci si ritrova pieni di dubbi e in crisi, viene quasi spontaneo rivolgersi a un Dio, nella speranza che ci possa essere una soluzione, se è vero che Dio è onnisciente e onnipotente».


E se così fosse?
«Sarebbe una bella cosa, se esistesse sul serio si potrebbe immaginare una vita oltre la morte e magari incontrare le persone che non ci sono più».

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