#SPORTIVAMENTE
luca puerari
Settembre 2014
Alex Schwazer
“Tolleranza zero con chi si dopa, spero li mettano dentro tutti e buttino via la chiave, perché noi ci facciamo un sedere così...”.
Federica Pellegrini quando parla lo fa in modo chiaro, senza nascondersi dietro piccole ipocrisie e anche per questo, oltre che per i suoi straordinari risultati sportivi, è tra le migliori espressioni dello sport italiano.
La frase della Pellegrini è rimbalzata agli onori delle cronache – non solo sportive, per la verità – nei giorni in cui la vicenda di Alex Schwazer è tornata ad occupare le pagine dei giornali per la convocazione, da parte della procura anti-doping del Coni, di Carolina Kostner, campionessa di pattinaggio sul ghiaccio ed ex fidanzata del marciatore trovato positivo alla vigilia delle Olimpiadi di Londra 2012.
Sul caso Schwazer - squalificato fino al gennaio 2016 - si è detto e scritto tanto e la vicenda non è ancora chiusa. Carolina Kostner sarà sentita dalla procura anti-doping del Coni nei prossimi giorni e chiarirà la sua posizione. La pattinatrice azzurra deve rispondere in merito a due articoli su norme anti-doping che parlano di 'copertura' e 'complicità'. La sua convocazione nasce dalle notizie di stampa secondo le quali nei verbali del suo interrogatorio alla procura di Bolzano la campionessa avrebbe parlato di una macchina notturna per l'ossigeno e di altri particolari sulle ispezioni a sorpresa per Schwazer da parte dell'agenzia mondiale per la lotta al doping.
In questa vicenda i punti interrogativi sono tanti. Il ruolo della Federazione di atletica leggera e del Coni non sono chiari e ciò emergerebbe dagli stessi verbali dell'inchiesta di Bolzano. Staremo a vedere come finirà.
Più in generale il tema della lotta al doping deve essere più che mai centrale nella politica sportiva nel nostro Paese. E la domanda è ovvia. Il Coni ha la forza di condurre una capillare lotta al doping o, invece, sarebbe meglio trasferire la responsabilità dei controlli al ministero della Salute?
Secondo il presidente del Coni Giovanni Malagò l'Italia è ai primi posti per numero di controlli e non c'è nessuna ragione per cambiare.
Resta il fatto, incontrovertibile, che un sistema dove controllati e controllori sono dalla stessa parte è 'a rischio'. E' un sistema nel quale molto più facilmente si possono aprire delle fessure che, con il tempo, diventano veri crepacci nei quali si può solo precipitare.
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